Esercizi spirituali nel quotidiano 2023 – I giorno
Il testo biblico che ci accompagnerà in questi giorni è la Seconda lettera a Timoteo, di cui leggeremo integralmente i quattro capitoli.
In questi giorni che ci separano dall’inizio dell’Avvento, tempo di preparazione alla celebrazione della memoria della nascita di Gesù, principe della pace, stiamo assistendo al dilagare della guerra, al diffondersi di sentimenti di odio e di rancore. Ci sentiamo inermi di fronte al dolore di tanti uomini, donne e bambini vittime dei tanti conflitti.
Proponiamo ai fedeli della Chiesa fiorentina di prendere in questi giorni un tempo prolungato di preghiera personale e comunitaria per chiedere al Signore di donarci la sua pace e di renderci uomini e donne di pace.
Questo è il percorso proposto:
La grazia sia con voi! (2Tm 4,22)
Martedì 28 novembre – 2Timoteo cap. 1
Secondo il suo progetto e la sua grazia (2Tm 1,9)
Mercoledì 29 novembre – 2Timoteo cap. 2
Ricòrdati di Gesù Cristo (2Tm 2,8)
Giovedì 30 novembre – 2Timoteo cap. 3
Saldo nella fede (cf. 3,14)
Venerdì 1 dicembre – 2Timoteo cap. 4
Attendendo con amore la sua manifestazione (cf. 2Tm 4,8)
Sabato 2 dicembre – VEGLIA DI AVVENTO, Cattedrale ore 21.00
Martedì 28 novembre 2023
SECONDO IL SUO PROGETTO E LA SUA GRAZIA (2Tm 1,9)
STATIO – In silenzio, mettiamoci alla presenza del Signore
Invochiamo lo Spirito Santo (Card. Anastasio Ballestrero, † 1998)
Vieni, santo Spirito, vieni!
Irrompa il tuo amore
con la ricchezza della sua fecondità.
Diventi in me sorgente di vita,
la tua vita immortale.
Ma come presentarmi a te
senza rendermi totalmente disponibile,
docile, aperto alla tua effusione?
Signore, parlami tu: cosa vuoi che io faccia?
Sto attento al sussurro leggero del tuo Spirito
per comprendere quali sono i tuoi disegni,
per aprirmi alla misteriosa invasione
della tua misericordia.
Aiutami a consegnarti la mia vita
senza domandarti spiegazioni
e un gesto di amore, un gesto di fiducia
che ti muova a irrompere nella mia esistenza. Amen.
LECTIO – Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta
Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci, perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola. (D. Bonhoeffer, † 1945)
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo (1, 1-18)
1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, 2a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
3Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. 4Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. 5Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te.
6Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. 7Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. 8Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. 9Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, 10ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo, 11per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro.
12È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato. 13Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. 14Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
15Tu sai che tutti quelli dell’Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermògene, mi hanno abbandonato. 16Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non si è vergognato delle mie catene; 17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché non mi ha trovato. 18Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli abbia reso a Èfeso, tu lo sai meglio di me.
In ascolto del testo biblico
La seconda lettera a Timoteo può essere letta nel suo insieme come una serie di consigli di un anziano apostolo a un giovane ministro della chiesa, dati nella forma letteraria, ben nota all’antichità, del testamento spirituale.
Chi era Timoteo? Da At 16,1-3 sappiamo che è figlio di una donna giudea credente e di padre greco; un giovane molto stimato che Paolo sceglie come suo collaboratore, e lo sarà per 15 anni. In 1Ts 3,1 e 1Cor 4,17 Paolo lo presenta con molta stima: collaborare con Paolo non era certo cosa facile.
Una questione mai del tutto risolta è quella dell’autore di questa lettera, come pure di 1Tm e Tito; per molti si tratta di un cristiano che utilizza il nome di Paolo. Se fosse davvero Paolo, è un Paolo anziano (diversi autori pensano all’anno 65-67), che ha sofferto a lungo, che non ha più le illusioni dei primi momenti e che si rivolge a un giovane discepolo pieno di entusiasmo e che tuttavia sbatte la testa contro molte difficoltà nel ministero.
Saluti iniziali (2Tm 1,1-5)
Nei primi cinque versetti Paolo apre la lettera con i suoi classici saluti iniziali: Paolo parla a Timoteo come a un figlio, ma siamo naturalmente nella linea della paternità spirituale. Come sempre fa nelle sue lettere, Paolo ringrazia prima di tutto Dio – chiediamoci al riguardo se nostro il “rendiamo grazie a Dio” è per noi soltanto una formalità liturgica o nasce da un sincero sentimento di gratitudine, come avviene per Paolo. Al ringraziamento si aggiunge qui la menzione della “coscienza pura” con la quale Paolo dichiara di aver servito Dio: sa di averlo cercato con sincerità, nonostante le fragilità umane.
I vv. 4-5 riportano dei bei ricordi personali: colpisce la memoria di nonna Loide e di mamma Eunice e della sua fede che ha portato alla fede “schietta” dello stesso Timoteo; in greco una fede anypokritos, senza ipocrisie; un riferimento polemico che anticipa i presunti “dottori” contro i quali Paolo polemizza più avanti. Memorie grate che fanno emergere la storia di una Bibbia trasmessa in famiglia – dalle donne, poi! È del resto la Parola ascoltata che fa nascere la fede.
Le sofferenze per il vangelo (2Tm 1,6-8)
Il brano che segue è particolarmente significativo per i ministri ordinati della chiesa. Paolo invita Timoteo a ravviare il dono di Dio che è in lui, ricevuto mediante l’imposizione delle mani, un gesto che avviene ancora oggi nella chiesa cattolica per il sacramento dell’Ordine. Legato a questo evento è il dono dello Spirito, non di paura, ma di forza, amore e saggezza. Paolo ricorda a Timoteo anche la testimonianza da dare al Signore, anche sapendo di dover incontrare sofferenze: non ci si deve infatti vergognare del vangelo. E’ evidente che questa lettera nasce nel contesto di un cristianesimo ancora fortemente missionario.
Chiamati e salvati in Cristo (2Tm 1,9-11)
Il testo di 2Tm 1,9-11 serve a offrire la motivazione di ciò che Paolo ha scritto fino a questo punto. Noi siamo già stati chiamati e salvati non per le nostre opere, ma per la grazia di Dio. Si tratta di un’idea che Paolo ha già esposto nelle lettere ai Galati e ai Romani: il cristiano è salvato non perché è al riparo dal peccato, ma perché sa che il peccato e il male non sono più l’ultima parola. Salvati e chiamati: la salvezza è un dono, ma va anche accolta. Salvati anche dalla morte: un messaggio che forse oggi le chiese cristiane non sanno più rendere attuale all’interno di un mondo che troppo spesso sembra preferire la morte alla vita. Questa salvezza non è poi teorica: è legata a una persona precisa, cioè a Cristo e di Cristo Paolo è messaggero, apostolo, maestro. La missione della chiesa non è così legata alla proclamazione di dogmi o alla difesa di verità, ma all’annuncio e alla testimonianza della persona di Cristo.
So in chi ho posto la mia fede (2Tm 1,12-14)
Nei versetti che seguono, 1,12-14, Paolo condensa in poche parole una serie di aspetti su cui Timoteo è invitato a riflettere: prima di tutto Paolo fa riferimento a “ciò che mi è stato affidato”, ovvero ai “sani insegnamenti” che si contrappongono alla “cosiddetta scienza”: non certo la scienza intesa in senso moderno, ma l’illusione di sapere, di porre se stessi come misura della verità, piuttosto che attenersi a ciò che ci è stato trasmesso dalle Scritture e dalla comunità ecclesiale. Non si tratta tuttavia di una “dottrina” legata a formulazioni catechistiche e dogmatiche; si tratta di un “bene prezioso” relativo all’amore e alla fede – “so in chi ho posto la mia fede” (v. 12) – e al dono dello Spirito. Si tratta dunque di trasmettere una fede vissuta, non un corpo dottrinale.
Notizie personali (2Tm 1,15-18)
Il primo capitolo si chiude con una serie di notizie personali; Paolo, uomo di carattere non facile, è tuttavia uomo capace di profonde relazioni umane, senza le quali non esiste la missione cristiana. Il tono di questi versetti ha una funzione esortativa: le notizie personali sono date non per informazione del lettore (interesserebbero infatti solo a Timoteo), ma per esortazione di tutti i potenziali ascoltatori: un invito a non abbandonare l’apostolo, ma a lavorare con lui e per lui come Onesìforo e la sua famiglia. Un lavoro non qualunque: un servizio pastorale che nasce dalla fede in Gesù Cristo.
Alla luce di questo primo capitolo, Paolo appare come un annunciatore del vangelo che arriva là dove non è mai stato predicato. Timoteo ha di fronte, invece, una comunità già sviluppata. Siamo perciò in una fase ben diversa del cammino del vangelo. È passato anche il tempo dei primi bilanci pastorali, rappresentato dal libro degli Atti, che ha di fronte comunità ancora piene del primo entusiasmo delle origini. Le lettere a Timoteo e quella a Tito si collocano molto bene in una stagione ancora successiva: il tempo delle prime delusioni, delle prime fughe, del crollo delle prime illusioni. Lette in questa chiave, che, lo confesso, riprendo da un bel corso di esercizi spirituali tenuto molti anni fa dal card. Martini proprio su questa lettera, le cosiddette lettere Pastorali (1-2Tm, Tito) possono offrire ancora uno spunto importante di riflessione per la chiesa oggi. Cambiano le stagioni ecclesiali, mutano le circostanze, ma la Parola di Dio si adatta a trovare nuove risposte, eppure resta sempre Parola di Dio. Questa concezione della Parola e della trasmissione della fede va contro ogni preteso tradizionalismo e ogni falso richiamo al “si è sempre fatto così” (cf. Evangelii Gaudium 33); il Nuovo Testamento, se letto nella sua successione cronologica, attesta la capacità della Parola di Dio di incarnarsi nel mutare dei tempi e di trovare nuove risposte a nuovi problemi.
MEDITATIO – La Parola risuoni nei nostri cuori
Facciamo silenzio perché possiamo ascoltare il Signore. Leggiamo e rileggiamo il testo biblico perché la Parola risuoni nel nostro cuore. Prendiamo una matita e sottolineiamo quello che ci colpisce in modo particolare nei testi che abbiamo letto, quello che vorremmo comprendere meglio o vivere con maggior impegno e profondità, quello che ci sorprende, quello ci infonde coraggio…. Entriamo nel testo biblico anche in questo semplice ma utile modo.
Proponiamo qui di seguito alcuni testi che possono essere utili per accompagnare la meditazione e riflettere durante la giornata.
Il Concilio Vaticano II – Tutti chiamati alla santità
Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48). Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cf. Mc 12,30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cf. Gv 13,34; 15,12). I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto. Li ammonisce l’Apostolo che vivano «come si conviene a santi» (Ef 5,3), si rivestano «come si conviene a eletti di Dio, santi e prediletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza » (Col 3,12) e portino i frutti dello Spirito per la loro santificazione (cf. Gal 5,22; Rm 6,22). E poiché tutti commettiamo molti sbagli (cf. Gc 3,2), abbiamo continuamente bisogno della misericordia di Dio e dobbiamo ogni giorno pregare: «Rimetti a noi i nostri debiti» (Mt 6,12). (Lumen gentium, 40)
Gesù maestro di preghiera /1
È la preghiera il timone che guida la rotta di Gesù. A dettare le tappe della sua missione non sono i successi, non è il consenso, non è quella frase seducente “tutti ti cercano”. A tracciare il cammino di Gesù è la via meno comoda, che però obbedisce all’ispirazione del Padre, che Gesù ascolta e accoglie nella sua preghiera solitaria.
Il Catechismo afferma: «Quando Gesù prega, già ci insegna a pregare» (n. 2607). Perciò, dall’esempio di Gesù possiamo ricavare alcune caratteristiche della preghiera cristiana.
Anzitutto essa possiede un primato: è il primo desiderio della giornata, qualcosa che si pratica all’alba, prima che il mondo si risvegli. Essa restituisce un’anima a ciò che altrimenti resterebbe senza respiro. Un giorno vissuto senza preghiera rischia di trasformarsi in un’esperienza fastidiosa, o noiosa: tutto quello che ci capita potrebbe per noi volgersi in un mal sopportato e cieco destino. Gesù invece educa all’obbedienza alla realtà e dunque all’ascolto. La preghiera è anzitutto ascolto e incontro con Dio. I problemi di tutti i giorni, allora, non diventano ostacoli, ma appelli di Dio stesso ad ascoltare e incontrare chi ci sta di fronte. Le prove della vita si mutano così in occasioni per crescere nella fede e nella carità. Il cammino quotidiano, comprese le fatiche, acquista la prospettiva di una “vocazione”. La preghiera ha il potere di trasformare in bene ciò che nella vita sarebbe altrimenti una condanna; la preghiera ha il potere di aprire un orizzonte grande alla mente e di allargare il cuore. (papa Francesco, 4.11.2020)
Dio ci accompagna nella strada della vita, ci protegge, ci ama
Pensiamo alla formulazione del grande comandamento, che sostiene tutti gli altri: «Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le forze» (Dt 6,5; cf. Mt 22,37). La formula usa il linguaggio intensivo dell’amore, riversandolo in Dio. Ecco, lo spirito di preghiera abita anzitutto qui. E se abita qui, abita tutto il tempo e non ne esce mai. Riusciamo a pensare Dio come la carezza che ci tiene in vita, prima della quale non c’è nulla? Una carezza dalla quale niente, neppure la morte, ci può distaccare? Oppure lo pensiamo soltanto come il grande Essere, l’Onnipotente che ha fatto ogni cosa, il Giudice che controlla ogni azione? Tutto vero, naturalmente. Ma solo quando Dio è l’affetto di tutti i nostri affetti, il significato di queste parole diventa pieno. Allora ci sentiamo felici, e anche un po’ confusi, perché Lui ci pensa e soprattutto ci ama! Non è impressionante questo? Non è impressionante che Dio ci accarezzi con amore di padre? È tanto bello! Poteva semplicemente farsi riconoscere come l’Essere supremo, dare i suoi comandamenti e aspettare i risultati. Invece Dio ha fatto e fa infinitamente di più di questo. Ci accompagna nella strada della vita, ci protegge, ci ama. (papa Francesco, 26.08.2015)
Fatti per vivere insieme come fratelli
Per prima cosa lasciate che vi suggerisca che se vogliamo avere pace sulla terra, il termine fedeltà per noi deve avere un significato ecumenico, non parrocchiale. La nostra fedeltà deve trascendere la razza, la tribù, la classe sociale, la nostra patria stessa: e questo significa che dobbiamo sviluppare una prospettiva mondiale. Nessun individuo può vivere solo; nessuna nazione può vivere sola; è provato che se qualcuno tenta l’isolamento, questo qualcuno perpetua la guerra.
In fin dei conti si tratta di questo: la vita è un insieme di interrelazioni. Siamo legati da una rete di comunità, vestiti dello stesso abito del nostro destino. Tutto ciò che colpisce uno direttamente, colpisce tutti indirettamente. Siamo fatti per vivere insieme: la nostra realtà è intercomunicante. Non vi siete mai fermati a pensare che non potete neppure andare al lavoro al mattino senza dichiarare la vostra dipendenza da tutto il mondo?
Dove sta il problema? Tutti parlano della pace come di una meta lontana, come di un fine a cui un giorno o l’altro si arriverà, ma noi sappiamo che si dovrà presto arrivare a considerare la pace non soltanto come una meta, ma anche come il mezzo con cui si può arrivare alla meta stessa. Dobbiamo raggiungere fini pacifici con mezzi pacifici. E questo equivale a dire che il fine e i mezzi devono essere coerenti, perché il fine preesiste nei mezzi, e mezzi distruttivi non potranno mai raggiungere un fine costruttivo.
Ecco perché io ho ancora un sogno. Ho il sogno che un giorno gli uomini si alzeranno in piedi e si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli.
Oggi ho ancora il sogno (…) che la fraternità diventerà qualcosa di più che le poche parole alla fine di una preghiera, diventerà l’ordine del giorno di un uomo di affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo. (Martin Luther King, † 1968)
Per riflettere
– “Ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno” (2Tm 1,3): che posto ha nella mia vita la preghiera? e nella mia giornata? e nel giorno di domenica? Oltre alla preghiera di domanda, c’è posto per la preghiera di lode e di intercessione? La mia preghiera si apre alle necessità dei fratelli vicini e lontani? Chiediamo al Signore di insegnarci a pregare.
– “… tua nonna Lòide e tua madre Eunìce” (2Tm 1,5): la fede di Timoteo si radica in quella schietta della nonna e della mamma, di generazione in generazione. Nella nostra vita abbiamo preso coscienza che la fede è un dono che si riceve? E che siamo chiamati ad aiutare i fratelli ad accogliere questo preziosissimo dono? Come?
– “Ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa” (2Tm 1,9): questo è il progetto del Signore per ciascuno/a. Che idea abbiamo della chiamata alla santità? Pensiamo che sia per alcuni eletti o per chi è chiamato a una vocazione particolare, a scelte straordinarie? Riflettiamo se davvero crediamo che il Signore chiama ciascuno/a di noi alla piena comunione con lui o se pensiamo che sia solo un modo di dire.
– Scegliamo un versetto del primo capitolo della Seconda lettera a Timoteo che sentiamo particolarmente vicino a noi in questo momento, ripetiamolo spesso durante la giornata per farlo nostro e impararlo a memoria.
ORATIO – A te, Signore, sale la mia preghiera
Mai più la guerra (S. Paolo VI, † 1978)
Signore, Dio di pace,
che hai creato gli uomini, oggetto della tua benevolenza,
per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie,
perché ci hai inviato Gesù, tuo figlio amatissimo,
hai fatto di lui, nel mistero della sua Pasqua, l’artefice di ogni salvezza,
la sorgente di ogni pace, il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi, le realizzazioni
che il tuo spirito di pace ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore, la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti ed i nostri cuori
alle esigenze concrete dell’amore di tutti i nostri fratelli,
affinché possiamo essere sempre più dei costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia, di tutti quelli che sono in pena,
soffrono e muoiono nel parto di un mondo più fraterno.
Che per gli uomini di ogni razza e di ogni lingua
venga il tuo regno di giustizia, di pace e d’amore.
E che la terra sia piena della tua gloria!
CONTEMPLATIO – Signore, apri i miei occhi
Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro, capace di vedere tutto e tutti alla luce di Dio.
Nel silenzio (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù,
di vivere questo momento di silenzio in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore, di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole la gioia di vivere la fede.
ACTIO: Signore, cosa vuoi che io faccia?
La Parola ci chiede di essere vissuta nella concretezza di tutti i giorni,
a cominciare da OGGI.
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, Sal 119 (118), 14-15
più che in tutte le ricchezze.
Voglio meditare i tuoi precetti,
considerare le tue vie.
Tu lo sai, mio Dio, che per amarti sulla terra non ho altro che l’oggi
(S. Teresa di Lisieux, † 1897)
Ci affidiamo a Maria, madre del Signore e madre nostra
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
All’inizio degli esercizi, decidiamo di metterci in cammino alla luce della Parola del Signore. Ogni giorno con fiducia, mettendo tutta la nostra vita nelle mani del Signore, preghiamo:
AL MATTINO
Dal Salmo 107
Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.
Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.
Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.
Custodiscimi in questo giorno, Signore
Signore, resta con me in questo giorno
e anima le mie azioni, le mie parole e i miei pensieri.
Custodisci i miei piedi perché non passeggino oziosi,
ma mi portino incontro alle necessità degli altri.
Custodisci le mie mani
perché non si allunghino per fare il male
ma sempre per abbracciare e aiutare.
Custodisci la mia bocca
perché non dica cose false e vane
e non parli male del prossimo,
ma sempre sia pronta a incoraggiare tutti
e benedire te, Signore della vita.
Custodisci il mio udito
perché non perda tempo
ad ascoltare parole vuote e falsità,
ma sia sempre pronto ad accogliere
il tuo misterioso messaggio
per compiere, anche oggi, la tua volontà. Amen.
PRIMA DEI PASTI
Signore, tu stai alla porta e bussi:
fa’ che ascoltiamo la tua voce e che ti apriamo la porta delle nostre case e dei nostri cuori.
Siedi a tavola con noi, infondi gioia, pace e benedizione.
Grazie dei tuoi doni: insegnaci a condividerli con prontezza e generosità. Amen.
ALLA SERA
O luce radiosa, eterno splendore del Padre,
Cristo, Signore immortale!
Giunti al tramonto del sole, e vista la luce della sera,
lodiamo il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo Dio.
Si innalzi la lode a tutta la Trinità, dalla creazione,
da ogni essere vivente e da ogni persona.
È giusto che tutte le creature ti lodino in ogni tempo,
Figlio di Dio che doni la vita: l’universo ti dà gloria.
Noi ti cantiamo, Gesù, generato da Maria:
tu, che sei la luce vera, hai assunto la nostra carne.
Manda il tuo Spirito nei nostri cuori
e invocheremo il Padre;
venga la sua grazia come rugiada
e sigillo dei doni celesti.
Noi ti cantiamo, Cristo risorto,
che hai vinto le tenebre del sepolcro;
stella del mattino che precede l’aurora
e rischiara la notte come il giorno.
Resta con noi, Signore,
perché il giorno già volge al declino;
illumina i nostri occhi
e ti riconosceremo guida sicura nel nostro cammino.
La nostra preghiera, Signore,
si levi come incenso;
le nostre mani alzate, davanti a te,
come sacrificio della sera.
O luce radiosa, eterno splendore del Padre,
Cristo, Signore immortale!
Preghiera della sera
Signore, mio Dio, ti ringrazio
di questo giorno che si chiude;
ti ringrazio di aver dato riposo al corpo e all’anima.
La tua mano è stata su di me,
mi ha protetto e mi ha difeso.
Perdona tutti i momenti di poca fede
e le ingiustizie di questo giorno.
Aiutami a perdonare tutti coloro
che sono stati ingiusti con me.
Ti affido i miei cari, ti affido questa casa,
ti affido il mio corpo e la mia anima.
Dio, sia santificato il tuo santo nome. (D. Bonhoeffer, † 1945)
Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
DURANTELA GIORNATA
Venga il tuo regno! (San Paolo VI, † 1978)
Signore, Dio di pace,
che hai creato gli uomini,
oggetto della tua benevolenza,
per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie:
perché ci hai inviato Gesù, tuo Figlio amatissimo,
hai fatto di lui, nel mistero della sua pasqua,
l’artefice della salvezza,
la sorgente di ogni pace,
il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi,
le realizzazioni che il tuo Spirito di pace
ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore,
la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti e i nostri cuori
alle esigenze concrete
dell’amore di tutti i nostri fratelli,
affinché possiamo essere sempre più
costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia,
di tutti quelli che sono in pena,
soffrono e muoiono nel parto
di un mondo più fraterno.
Che per gli uomini di ogni lingua
venga il tuo regno di giustizia,
di pace e di amore.
E che la terra sia ripiena della tua gloria.
Amen!
Affidamento a Maria (Card. Giuseppe Betori)
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘I suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura”.
Ti preghiamo, o Vergine, proteggi la Chiesa fiorentina, così che essa risplenda per una testimonianza viva e operosa del Vangelo del tuo Figlio, nella ricchezza e nella varietà dei doni dello Spirito.
Ti preghiamo, o Madre, vieni in soccorso ai tuoi figli di Firenze, che a te accorrono per trovare nell’abbraccio grande della cupola della loro cattedrale, a te dedicata, quella unità di intenti di cui la città ha bisogno perché sia difesa ed esaltata la dignità di ogni persona umana e sia ricercato sempre e da tutti il bene comune.
Tu che sei “di speranza fontana vivace”, illumina e sostieni il cammino di chi ti invoca, perché con te giunga alla meta del cielo, di cui ti riconosciamo Regina.
“In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate”.
Amen.