Martedì 28 novembre – E andarono dietro a Lui
All’inizio degli esercizi,
decidiamo di metterci in cammino alla luce della Parola del Signore. Ogni giorno preghiamo:
Al mattino
Custodiscimi in questo giorno, Signore
Signore, resta con me in questo giorno e anima le mie azioni, le mie parole e i miei pensieri. Custodisci i miei piedi perché non passeggino oziosi, ma mi portino incontro alle necessità degli altri. Custodisci le mie mani perché non si allunghino per fare il male ma sempre per abbracciare e aiutare.
Custodisci la mia bocca perché non dica cose false e vane e non parli male del prossimo, ma sempre sia pronta a incoraggiare tutti e benedire te, Signore della vita.
Custodisci il mio udito perché non perda tempo ad ascoltare parole vuote e falsità, ma sia sempre pronto ad accogliere il tuo misterioso messaggio per compiere, anche oggi, la tua volontà.
Prima dei pasti
Da’, o Signore, la tua santa benedizione
a noi e al cibo che stiamo per prendere.
Insegnaci a condividere
e fa’ che siamo sempre fedeli al tuo servizio.
Alla sera
Proteggimi, Signore
Ti prego, Signore, proteggimi in questa notte.
Tu sei per me il vero riposo: concedimi di dormire in pace.
Veglia su di me, allontana ogni minaccia
e guidami nelle tue vie.
Signore, tu sei il mio custode,
resta con me, sempre. Amen.
Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
Martedì 28 novembre
E ANDARONO DIETRO A LUI
Gesù incontra i primi discepoli
♦ STATIO:
IN SILENZIO, METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE
Invochiamo lo Spirito Santo (Agostino, † 430)
Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l ’udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen.
Un cammino insieme
Iniziamo oggi il cammino diocesano degli esercizi spirituali nel quotidiano. In questi giorni saremo accompagnati da alcuni personaggi che hanno incontrato Gesù nella loro vita e che si sono lasciati trasformare da questo incontro. Il confronto con questi personaggi può aiutarci ad accogliere sempre più nella nostra vita la novità di Gesù. La sua incarnazione inaugura, infatti, un tempo e una condizione totalmente nuovi: è la novità stessa di Dio, la sua forza trasformante che entra nella nostra storia, nella nostra vita e apre cammini inediti e umanamente impensabili.
Ci mettiamo in ascolto del Vangelo di Marco che ci racconta la testimonianza di persone concrete che hanno accolto questa novità di vita. Queste persone non sono umanamente eccezionali, non hanno doti particolari né tanto meno sono super eroi. Sono persone normali, spesso socialmente umili e segnate dalla sofferenza, con i loro pregi e limiti, con le loro potenzialità e fragilità. Cosa le rende, allora, così speciali? Una cosa semplice ma radicale: hanno aperto il cuore all’iniziativa trasformante di Dio che si è fatto loro incontro in Gesù.
La novità del Vangelo, infatti, è Gesù stesso. È una novità che non invecchia mai, non si esaurisce, non sfiorisce. È per noi, qui, oggi, così come lo è stata per Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, il paralitico, Giairo, la donna con le perdite di sangue e Bartimeo che un giorno, poco più di duemila anni fa, hanno deciso di fidarsi di quel singolare profeta che percorreva le strade della Galilea annunciando una buona notizia di salvezza.
Ancora oggi questa notizia continua ad essere annunciata e consegnata di generazione in generazione. Ancora oggi questa notizia ci scuote e ci interpella: il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi! Questa lieta notizia attraversa la storia e la orienta verso il regno di Dio, alimentando la speranza degli uomini e delle donne di ieri e di oggi.
Gesù è la buona notizia; in lui il regno di Dio si fa vicino. La sua parola, i suoi silenzi, i suoi gesti, le sue azioni sono questo Regno, lo annunciano e lo realizzano. In Gesù si inaugura il tempo nuovo della prossimità di Dio, dell’Emmanuele.
Gesù ci chiama a seguirlo, a condividere questa missione, a portare questa buona notizia del Regno nella quotidianità della nostra vita. Non c’è bisogno di fare cose straordinarie. Ce lo mostrano queste persone che incontreremo in questi giorni. Disponiamo dunque il nostro cuore a seguire Gesù, facendo nostre le sue parole, il suo stile di vita, imparando ad amare come lui ci ha amato.
♦ LECTIO:
PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA!
Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola. (D. Bonhoeffer, † 1945)
Dal vangelo secondo Marco (1,16-20)
16Passando lungo il mare di Galilea, Gesù vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
PER COMPRENDERE IL TESTO
Il testo ci presenta due scene parallele molto simili tra loro che narrano la chiamata di due coppie di fratelli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, descritti mentre sono intenti nello svolgimento quotidiano della loro attività di pescatori.
In entrambe le scene Gesù è in movimento e passa lungo il lago di Galilea; al centro l’evangelista Marco colloca la chiamata di Gesù, punto focale del dittico, che mette in moto le due coppie, generando un movimento molto preciso, la sequela del Maestro (1,18.20).
Il racconto è quasi stilizzato e non ci vengono descritti molti particolari di ciò che è accaduto. Non ci troviamo di fronte alla cronaca degli eventi del tempo; Marco ci mostra solo i dettagli essenziali che caratterizzano ogni chiamata alla sequela di Gesù.
Gesù chiama
Subito chiarisce che è Gesù a prendere l’iniziativa di chiamare le due coppie di fratelli; i quattro pescatori non si accorgono del fatto che Gesù sta passando finché non vengono personalmente da lui chiamati.
Prima che con le parole, Gesù li chiama con lo sguardo (1,16.19); il suo vedere non è mai frettoloso, distratto. Gesù guarda nel profondo, il suo sguardo consola, guarisce, sceglie. Qui sceglie e chiama questi fratelli che nel racconto evangelico sono tutti chiamati per nome: sono persone concrete, che fanno un mestiere umile e che vengono descritte mentre svolgono la loro attività lavorativa, mentre gettano o riparano le reti da pesca. Non stanno facendo nulla di straordinario, stanno semplicemente facendo quello che fanno tutti i giorni. È proprio nella quotidianità che vengono raggiunti dallo sguardo e dalle parole di Gesù che li invita a seguirlo, promettendo loro una trasformazione radicale: da pescatori diventeranno pescatori di uomini.
Una chiamata per una missione
Nella prima scena la chiamata di Gesù (1,17) è divisa in tre parti: un’introduzione, un imperativo, una promessa al futuro.
Gesù ha scelto e si rivolge agli eletti con un imperativo netto che manifesta l’autorità di Gesù e che mette in movimento tutta la loro esistenza dietro a lui.
L’imperativo (“Venite dietro a me”) è accompagnato da una promessa che è anche una responsabilità per i discepoli (“vi farò pescatori di uomini”); Gesù chiarisce che li chiama dietro a lui per una missione, non per stare all’interno di uno spazio chiuso e separato, ma per partecipare alla sua stessa missione, la salvezza degli uomini. Questa missione è futura e successiva alla sequela; prima hanno bisogno di camminare dietro a Gesù, di ascoltarlo, conoscerlo, scoprire la sua identità e la loro identità di discepoli. Hanno bisogno di vivere la fraternità generata dalla sequela di Gesù.
Nella seconda scena la chiamata di Gesù (1,20) è descritta molto semplicemente e in forma indiretta (“li chiamò”), supponendo ovviamente quanto narrato nella prima scena. C’è comunque l’essenziale ovvero la chiamata di Gesù, con l’uso assoluto del verbo chiamare che indica una vocazione specifica e totalizzante, che fa mettere in moto Giacomo e Giovanni che lo seguono.
Una chiamata che trasforma la vita
Andare dietro a Gesù, rispondere alla sua chiamata, è esperienza vitale totalizzante, che chiede una radicale trasformazione di vita. I neo-discepoli subito lasciano due realtà importanti della vita umana ovvero la professione (1,18a) e i legami familiari (1,20b).
Seguire Gesù significa per i quattro fratelli mettere Gesù al primo posto nella loro vita ed essere disposti ad abbandonare le proprie sicurezze economiche e affettive. Il rapporto personale di condivisione di vita e di missione unisce i discepoli a Gesù e tra di loro. La nuova famiglia che si va formando ha vincoli diversi da quelli del sangue, ma non meno profondi e solidi; si costruisce andando dietro a Gesù e stando con lui, in ascolto del suo insegnamento.
Una chiamata personale
Marco racconta questi eventi con un linguaggio semplice ed essenziale: ciascuno di noi deve potersi in certo modo riconoscere perché tutti abbiamo in tanti modi diversi sperimentato la chiamata di Gesù a seguirlo. Fin dagli inizi nella prima comunità si sviluppa la consapevolezza che la vita cristiana è prima di tutto risposta ad una chiamata a seguire Gesù; i cristiani sono coloro che seguono Cristo; l’incontro con il Signore Gesù è la chiave di volta della vita del discepolo.
Tanti sono i cammini che Gesù ci apre e diversi sono i modelli della sequela; quello che conta è il legame con il Signore, il primo e il più forte. Questo legame si rafforza giorno per giorno, lungo il cammino della vita; dopo il “subito” della prima risposta, c’è, infatti, la pazienza e la costanza del cammino, con le sue gioie e le sue fatiche, lungo il quale siamo chiamati a crescere alla luce della parola del Signore, insieme, nella condivisione con i fratelli, animati da un unico Spirito. Gli esercizi spirituali che abbiamo iniziato sono una piccola ma significativa tappa di questo cammino.
DURANTE LA GIORNATA rileggiamo il testo e lasciamolo risuonare nel nostro cuore.
- Che idea abbiamo della chiamata del Signore? Pensiamo forse che sia per alcuni eletti? per chi è chiamato a una vocazione particolare, a scelte straordinarie? Riflettiamo se davvero crediamo che il Signore chiama ciascuno e ciascuna a seguirlo da vicino o se pensiamo che sia solo un modo di dire. Gesù chiama ME qui, oggi.
- Ripensiamo al nostro cammino di fede e alle volte che abbiamo fatto esperienza di un incontro particolarmente profondo con Gesù. Ringraziamo il Signore per il cammino che abbiamo fatto, qualsiasi sia stata la nostra risposta. Gesù non smette mai di rinnovarci la sua offerta di amicizia.
- Il Signore ci chiama alla vita buona secondo il Vangelo. Siamo attenti alla sua voce? Chiediamo allo Spirito di aprire il nostro cuore perché possiamo scorgere prontamente tutti i segni della volontà di Dio su di noi e accoglierla con gioia e amore.
- A volte è più facile rispondere prontamente sorretti dall’entusiasmo del momento che vivere in fedeltà alla chiamata giorno dopo giorno, seguendo Gesù nella costanza del cammino di tutti i giorni, nei momenti di gioia e in quelli di dolore. Chiediamo al Signore di aiutarci a non scoraggiarci mai e di renderci discepoli fedeli e gioiosi, attenti e pronti a riconoscere i segni dello Spirito che ci conduce sulle vie del bene e della pace.
- Uniti a Gesù, insieme ai fratelli, siamo chiamati a vivere con gioia fino in fondo la nostra fede, passo dopo passo, con umiltà, senza timore. Ringraziamo il Signore per il dono della fede e imploriamolo perché tocchi il cuore di chi non riesce a riconoscere la signoria di Dio nella sua vita.
♦ MEDITATIO:
LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI
Leggiamo e rileggiamo il testo biblico
perché la Parola risuoni nel nostro cuore.
Facciamo silenzio perché possiamo ascoltare
quanto il Signore vorrà dire a ciascuno di noi.
PER LA MEDITAZIONE (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 11-12)
Un’eterna novità
- Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice. In realtà, il suo centro e la sua essenza è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31). Cristo è il «Vangelo eterno» (Ap 14,6), ed è «lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb 13,8), ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili. Egli è sempre giovane e fonte costante di novità. La Chiesa non cessa di stupirsi per «la profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio» (Rm 11,33). Diceva san Giovanni della Croce: «questo spessore di sapienza e scienza di Dio è tanto profondo e immenso, che, benché l’anima sappia di esso, sempre può entrare più addentro». O anche, come affermava sant’Ireneo: «[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sé ogni novità». Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova”.
Il primato è sempre di Dio
- Sebbene questa missione ci richieda un impegno generoso, sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale, giacché l’opera è prima di tutto sua, al di là di quanto possiamo scoprire e intendere. Gesù è «il primo e il più grande evangelizzatore». In qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio, che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito. La vera novità è quella che Dio stesso misteriosamente vuole produrre, quella che Egli ispira, quella che Egli provoca, quella che Egli orienta e accompagna in mille modi. In tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio, che «è lui che ha amato noi» per primo (1Gv 4,10) e che «è Dio solo che fa crescere» (1Cor 3,7). Questa convinzione ci permette di conservare la gioia in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante che prende la nostra vita per intero. Ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto.
♦ ORATIO:
A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!
Eccomi per seguirti (Paolo VI, † 1978)
Tu solo, Signore, hai parole di vita eterna.
Te voglio seguire con la gioia nel cuore.
A te si viene credendo
e solo tu ci sveli il segreto della vita.
Tu che sei il vertice delle aspirazioni umane,
il termine delle nostre speranze e delle nostre preghiere.
Tu che sei il vero uomo,
il fratello di tutti,
l’Amico insostituibile,
l’unico degno di ogni fiducia e amore.
Credo in te per seguirti,
credo in te per servirti,
Credo in te per vivere di te.
Eccomi al tuo servizio,
eccomi al tuo amore.
♦ CONTEMPLATIO:
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE, PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!
Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti
con gli occhi buoni di Dio che è buono.
Nel silenzio (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù, di vivere questo momento di silenzio
in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce
per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore, di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole la gioia di vivere la fede.
♦ ACTIO:
SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?
Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede di essere vissuta
nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.
La mia parte è il Signore: (Sl 119(118),57.60)
ho deciso di osservare le tue parole.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi.