Mercoledì 29 novembre – ALZATI!

M. Chagall, Ebreo in preghiera

M. Chagall, Ebreo in preghiera

All’inizio degli esercizi,

decidiamo di metterci in cammino alla luce della Parola del Signore. Ogni giorno preghiamo:

Al mattino

Custodiscimi in questo giorno, Signore

Signore, resta con me in questo giorno e anima le mie azioni, le mie parole e i miei pensieri. Custodisci i miei piedi perché non passeggino oziosi, ma mi portino incontro alle necessità degli altri. Custodisci le mie mani perché non si allunghino per fare il male ma sempre per abbracciare e aiutare.

Custodisci la mia bocca perché non dica cose false e vane e non parli male del prossimo, ma sempre sia pronta a incoraggiare tutti e benedire te, Signore della vita.

Custodisci il mio udito perché non perda tempo ad ascoltare parole vuote e falsità, ma sia sempre pronto ad accogliere il tuo misterioso messaggio per compiere, anche oggi, la tua volontà.

Prima dei pasti

Da’, o Signore, la tua santa benedizione
a noi e al cibo che stiamo per prendere.
Insegnaci a condividere
e fa’ che siamo sempre fedeli al tuo servizio.

Alla sera

Proteggimi, Signore
Ti prego, Signore, proteggimi in questa notte.
Tu sei per me il vero riposo: concedimi di dormire in pace.
Veglia su di me, allontana ogni minaccia
e guidami nelle tue vie.
Signore, tu sei il mio custode,
resta con me, sempre. Amen.

Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.


Mercoledì 29 novembre

Alzati!
Gesù incontra un paralitico

♦ STATIO:
IN SILENZIO, METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE

Invochiamo lo Spirito Santo       (Teresa d’Avila, † 1582)

O Spirito Santo,
sei tu che unisci la mia anima a Dio:
muovila con ardenti desideri
e accendila con il fuoco del tuo amore.
Quanto sei buono con me, o Spirito Santo di Dio:
sii per sempre lodato e benedetto
per il grande amore che effondi su di me!
Dio mio e mio Creatore
è mai possibile che vi sia qualcuno che non ti ami?
Per tanto tempo non ti ho amato!
Perdonami, Signore.

O Spirito Santo,
concedi all’anima mia di essere tutta di Dio
e di servirlo senza alcun interesse personale,
ma solo perché è Padre mio e mi ama.
Mio Dio e mio tutto,
c’è forse qualche altra cosa
che io possa desiderare?
Tu solo mi basti. Amen.

♦ LECTIO:
PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA!

Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola.  (D. Bonhoeffer, † 1945)

Dal vangelo secondo Marco (2,1-12)

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

PER COMPRENDERE IL TESTO

Il testo che accompagna la riflessione di questo secondo giorno degli esercizi ci presenta il racconto di una particolare guarigione. Siamo nel secondo capitolo del Vangelo, dove l’evangelista Marco una serie di dispute che mettono sempre più in risalto il fatto che non sempre Gesù trova persone disponibili ad accogliere la buona notizia che è venuto a portare. Egli compie gesti e dice parole che suscitano anche incomprensione, incredulità, rifiuto. In particolare Marco descrive il rifiuto che spesso proviene dai capi religiosi del tempo.
Sono riportate in tutto cinque controversie, cinque tensioni che fanno emergere le difficoltà di integrare Gesù in un sistema religioso rigido, di comprenderlo, di accogliere il suo messaggio di salvezza.
L’evangelista mostra un crescendo di ostilità: dalla reazione interiore degli scribi nella prima controversia fino alla decisione di eliminare Gesù (cfr. Mc 3,6). Vediamo, dunque, la prima di queste dispute, quella suscitata dal paralitico al quale Gesù perdona i peccati. Al centro della scena, infatti, Marco racconta che alcuni scribi contestano Gesù e nel loro cuore lo accusano di bestemmiare.

Una fede che non si scoraggia
Gesù ci viene presentato in piena attività missionaria. È tornato a Cafarnao e la sua presenza non passa inosservata. La casa dove si è ritirato per stare con i discepoli diviene meta di tanti che vogliono ascoltare il suo insegnamento. Gesù non li delude e annuncia loro la Parola (2,2).

Entrano in scena quattro persone che cercano di portare a Gesù un paralitico. La casa trabocca di gente, non riescono ad entrare. Le persone non si spostano e il singolare gruppetto non riesce proprio a raggiungerlo. La loro volontà di incontrare Gesù è, però, talmente decisa che non si scoraggiano.

Le case della Palestina del tempo, soprattutto le case più semplici delle famiglie del popolo, erano a un solo piano, con il tetto fatto di frasche e terriccio impastato; una scala esterna permetteva di raggiungere il tetto. Decidono, allora, di far calare il paralitico da lì, in modo che possa raggiungere Gesù. Vogliono ad ogni costo arrivare a lui ed escogitano questo singolare stratagemma. Né il paralitico, né i suoi amici formulano alcuna domanda. Eppure è evidente che si aspettano tanto da questo incontro; e tanto riceveranno.

Un dono più grande
In risposta alla fede che vede in queste persone, Gesù dona non la guarigione fisica, ma qualcosa di più profondo e sconcertante ovvero il perdono dei peccati. La forma passiva (“Figlio, ti sono perdonati i peccati”: 2,5) indica un’azione diretta da parte di Dio stesso, il solo che può perdonare i peccati, che si realizza attraverso la persona di Gesù e la sua parola. Certamente questo dono giunge inaspettato e forse lascia anche un po’ deluso sul momento il paralitico che immaginiamo attendesse piuttosto il dono della guarigione fisica.

Solo Dio perdona i peccati
La parola potente di Gesù suscita la reazione interiore degli scribi. Al centro del racconto Marco pone la contestazione di quanto Gesù ha appena detto: solo Dio, infatti, può perdonare i peccati! Le parole di Gesù sono una grave offesa a Dio; sono le parole di un esaltato che osa mettersi sullo stesso piano di Dio, parlare e agire in suo nome, sostituirsi a lui.

Gli scribi pensano tutto questo, ma non osano parlare apertamente. Forse hanno timore della folla e non dichiarano ancora la loro ostilità nei confronti di Gesù.

Il racconto li presenta chiusi nel loro scetticismo nei confronti di Gesù; non riescono a entrare in sintonia con il suo messaggio. Marco descrive due reazioni-tipo suscitate dalle parole e dai gesti di Gesù: da una parte quella rappresentata dai portatori del paralitico, che si fanno in quattro per incontrare Gesù, non hanno pregiudizi, sono disponibili e fiduciosi nei suoi confronti; dall’altra quella rappresentata dagli scribi, chiusi nei loro pregiudizi, incapaci di cambiare i loro schemi religiosi e mentali, incapaci di accogliere la novità di Gesù e la gioia della buona notizia che è venuto a portare.
Gesù salva
Marco continua a rivelarci qualcosa di Gesù, presentandocelo come capace di leggere il cuore degli uomini; gli scribi non hanno detto nulla, ma Gesù conosce i loro cuori, la loro interiorità profonda. E decide di mettersi sul loro stesso piano, quasi provocandoli. Se dubitano del fatto che lui può perdonare i peccati come Dio, allora lui compirà un gesto che solo Dio può fare e che potranno vedere con i loro occhi. “Che cosa è più facile: dire al paralitico «Ti sono perdonati i peccati», oppure dire «Àlzati, prendi la tua barella e va a casa tua»?” (2,9). Queste parole sono dirette agli scribi che rappresentano gli increduli e i contestatori del tempo. Gesù li provoca perché prendano posizione; poi agisce e spiazza tutti con il suo gesto potente.

Gesù parte dalle fede iniziale di chi cerca solo la guarigione -e non è poca cosa- come il paralitico e la fa crescere verso un’ulteriore maturazione.

Gesù perdona e guarisce: sono due gesti connessi che manifestano tutta la potenza di Gesù che guarisce l’uomo in tutte le sue dimensioni. La guarigione è dunque testimonianza della potenza di Dio che si manifesta in Gesù, è segno che le promesse messianiche sono compiute. Dio viene in Gesù a salvare tutto l’uomo e a inaugurare il suo Regno di salvezza definitiva.

Marco ci invita ad andare incontro a Gesù con fede, con il cuore aperto e fiducioso, senza idee preconfezionate, senza rigidi schematismi, aperti ad accogliere la sua novità, abbandonando le nostre certezze e precomprensioni che rischiano di chiuderci all’azione potente di Dio, ai suoi segni che ci indicano vie sempre nuove di bene, di fraternità, di pace, di guarigione, di salvezza.

Non temiamo di farlo con fiducia, come il paralitico e i suoi quattro amici. Non temiamo di fare anche noi l’esperienza di lasciarci guarire da Dio attraverso l’incontro con Gesù. Il suo nome stesso ce lo ricorda:  Gesù significa Dio salva.

PER RIFLETTERE DURANTE LA GIORNATA

1. Il paralitico vuole incontrare Gesù a ogni costo, certamente desidera essere guarito. Gesù non lo delude, ma anzi risponde lasciando tutti a bocca aperta. Sono attento come Gesù alle tante sofferenze che sono intorno a me e le porto nel cuore e nella preghiera? Sono pronto a uscire dai miei schemi per cogliere la novità di Dio che guida la mia vita e la storia? Cerco di vivere con disponibilità e fiducia, oltre le incomprensioni, i pregiudizi?

2. Il paralitico accoglie le parole di perdono di Gesù, con semplicità e umiltà. Riflettiamo sul nostro rapporto con il perdono, dato e ricevuto ai/dai fratelli. Sappiamo donarlo con prontezza? E accoglierlo con umiltà?

3. Gesù ci mostra il volto misericordioso del Padre. Le sue parole sono parole di benedizione e di riconciliazione. Sappiamo essere segno dell’amore misericordioso del Padre? Cerchiamo di essere persone riconciliate che scelgono gesti, parole, silenzi di riconciliazione? Come abbiamo vissuto il giubileo straordinario della misericordia?

4. La misericordia di Dio non ha limiti di spazio o di tempo e mille sono i modi che Dio sceglie per ricolmarci del suo amore che salva. Chiediamo ai Signore di scoprire sempre più profondamente il senso del sacramento della penitenza come luogo privilegiato in cui accogliere il perdono di Dio che risana e dà vita.

♦ MEDITATIO:
LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI

Leggiamo e rileggiamo il testo biblico perché la Parola risuoni nel nostro cuore.

RIFLETTIAMO con Evangelii Gaudium

Gioia che si rinnova e si comunica
2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.

L’incontro con Gesù ci spinge avanti!
3. Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!

♦ ORATIO: A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!

Un cuore pronto a seguirti                  (R. Mandirola)
Signore, oggi ci hai ricordato
la chiamata chi ci hai rivolto,
le tante chiamate
che hai disseminato nella nostra vita.
Ci hai chiamato alla missione
con tutto quanto essa comporta
di movimento, distacco, apertura.
Non permettere, Signore,
che il tempo della missione sia finito.
Non permettere
che lo Spirito della missione
non abiti più la nostra vita,
la nostra comunità.
Aiutaci ad avere lo sguardo fisso
verso dove tu ci chiami
e ad avere il cuore pronto a seguirti
ovunque e comunque. Amen

CONTEMPLATIO:
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE, PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!

Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti
con gli occhi buoni di Dio che è buono.

Nel silenzio                    (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù,
di vivere questo momento di silenzio
in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce
per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore,
di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole
la gioia di vivere la fede.

ACTIO: SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?

Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede di essere vissuta
nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.

La mia parte è il Signore:                Sl 119(118),57.60
ho deciso di osservare le tue parole.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi.