ESERCIZI SPIRITUALI NEL QUOTIDIANO 2019 – IV
MOLTE COSE AVREI ANCORA DA SCRIVERVI…
Seconda e Terza lettera di Giovanni
Venerdì 29 novembre
CHI FA IL BENE È DA DIO
STATIO:
IN SILENZIO, METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE
Invochiamo lo Spirito Santo (San Giovanni XXIII, † 1963)
O Santo Spirito Paraclito,
perfeziona in noi l’opera iniziata da Gesù;
rendi forte e continua la preghiera
che facciamo in nome dei mondo intero;
accelera per ciascuno di noi i tempi
di una profonda vita interiore;
da’ slancio al nostro apostolato
che vuol raggiungere tutti gli uomini e tutti i popoli,
tutti redenti dal Sangue di Cristo e tutti sua eredità.
Mortifica in noi la naturale presunzione
e sollevaci nelle regioni della santa umiltà,
del vero timor di Dio, dei generoso coraggio.
Che nessun legame terreno ci impedisca
di far onore alla nostra vocazione:
nessun interesse, per ignavia nostra,
mortifichi le esigenze della giustizia:
nessun calcolo riduca gli spazi immensi della carità
dentro le angustie dei piccoli egoismi.
Tutto sia grande in noi: la ricerca e il culto della verità,
la prontezza al sacrificio sino alla croce e alla morte:
e tutto, infine, corrisponda alla estrema preghiera
del Figlio al Padre celeste,
e a quella effusione che di te, o Santo Spirito di amore,
il Padre e il Figlio vollero
sulla Chiesa e sulle sue istituzioni,
sulle singole anime e suoi popoli. Amen.
LECTIO:
PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA!
Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola.
(D. Bonhoeffer, † 1945)
DALLA TERZA LETTERA DI SAN GIOVANNI APOSTOLO (9-13)
9Ho scritto qualche parola alla Chiesa, ma Diòtrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere. 10Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando di noi con discorsi maligni. Non contento di questo, non riceve i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa. 11Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio.
12A Demetrio tutti danno testimonianza, anche la stessa verità; anche noi gli diamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è veritiera.
13Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. 14Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce. 15La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno.
IN ASCOLTO DEL TESTO BIBLICO
C’è chi ambisce al primo posto e non ci vuole accogliere
I vv. 9-10 aprono insoliti scorci sulla vita e sui problemi delle prime comunità cristiane. Il Presbitero non nasconde la sua forte preoccupazione per le tensioni che attraversano la comunità, in particolare riguardo ai rapporti tra chi è posto alla guida delle singole comunità. In questo contesto l’ospitalità praticata da Gaio si rivela una scelta per niente ovvia.
C’è infatti una questione spinosa che amareggia l’autore della lettera ovvero il comportamento di Diotrefe, una persona arrogante e superba che ambisce a ottenere il primo posto nella comunità. L’autore ci presenta questa persona in modo antitetico rispetto a Gaio: Gaio cammina nella verità, è ospitale verso i fratelli ed è motivo di gioia per il Presbitero; Diotrefe si rifiuta di accogliere i fratelli della chiesa sorella, fa discorsi maligni e scaccia dalla comunità coloro che, come Gaio, praticano l’accoglienza dei fratelli “stranieri” (v. 5).
… ostacolando la diffusione del Vangelo
La lettera non entra nei particolari e non fornisce notizie precise sulle tensioni che attraversano queste comunità sorelle. Sembra però che non ci siano qui in gioco questioni dottrinali in senso stretto, quanto piuttosto questioni che riguardano la struttura della comunità e la sua guida. Diotrefe vuole spadroneggiare nella comunità; comportandosi in questo modo diventa ostacolo per la diffusione del vangelo e impedisce anche ai fratelli di collaborare all’annuncio del Regno. Insomma, la superbia di Diotrefe, che si manifesta respingendo i missionari della chiesa del Presbitero, è una questione seria e l’autore della lettera, che dice di aver già scritto precedentemente a quella comunità, progetta di recarvisi per affrontarlo direttamente (v. 9).
Tu non imitare il male, ma il bene
Ma la lettera non può chiudersi così, con questa amara considerazione. Il Presbitero si preoccupa di incoraggiare ancora Gaio (“non imitare il male, ma il bene”: v. 11a) motivandolo attraverso una duplice argomentazione antitetica: “Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio” (v. 11b). Bene e male sono opposti; chi fa il bene proviene da Dio, è in comunione con lui; chi fa il male è completamente estraneo a Dio, non può neppure intravederlo, perché è nelle tenebre. Non c’è via di mezzo. Il credente è chiamato a scegliere il bene, a camminare nella verità, a vivere nella luce e a confermare giorno dopo giorno la sua scelta. È chiamato a scegliere Dio vivendo nella carità di Cristo.
Entra brevemente in scena un altro cristiano di nome Demetrio. Non sappiamo chi è; certo era conosciuto a Gaio e non ha bisogno di presentazione. Tutti parlano bene di lui, anche il Presbitero. Forse è uno dei missionari inviati che Gaio è invitato ad accogliere, sfidando Diotrefe e la sua arroganza.
L’unica fede di generazione in generazione
“Sai che la nostra testimonianza è veritiera” scrive il Presbitero. Queste parole ci suonano familiari e ci richiamano alla memoria le parole che nel Quarto Vangelo sono riferite al Discepolo amato (“Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate”: Gv 19,35; “Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera”: Gv 21,24). L’autore della terza lettera di Giovanni lega così la sua testimonianza direttamente a quella del Discepolo che Gesù amava, riaffermando la continuità con l’unica fede in Gesù venuto nella carne, di generazione in generazione.
La pace sia con te. Saluta gli amici a uno a uno
La conclusione della lettera è simile a quella della seconda lettera di Giovanni. Il mittente desidera vedere personalmente Gaio e la sua comunità e spera di recarvisi presto. Chiude il biglietto con un augurio: Pace a te. È il saluto che Gesù risorto fa ai suoi discepoli (Gv 20, 19.21.26) e ricalca il saluto ebraico: shalom. È l’augurio più bello perché esprime con una parola tutti i beni promessi da Dio all’uomo, una vita piena, serena, giusta, pacificata, in armonia con il creato, con i fratelli, con Dio. Su questo dono/promessa può appoggiarsi Gaio per trovare la forza di affrontare con coraggio anche le prove che ostacolano il sentiero di chi cammina nella verità e nell’amore, nella verità che è l’amore, come Gesù ci ha insegnato con la sua stessa vita. A Gaio giungono anche i saluti degli amici. È il saluto degli amici di Gesù (“non vi chiamo più servi…, ma… amici”: Gv 15,15) ad altri amici di Gesù: un saluto personale, “a uno a uno”, sincero, fondato sul comandamento dato da principio: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
MEDITATIO:
LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI
LEGGIAMO e rileggiamo il testo biblico
perché la Parola risuoni nel nostro cuore.
PER ACCOMPAGNARE LA NOSTRA MEDITAZIONE ASCOLTIAMO PAPA FRANCESCO
Dal Discorso in occasione del pellegrinaggio ecumenico a Ginevra – 21 giugno 2018
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo ascoltato le parole dell’Apostolo Paolo ai Galati, che sperimentavano travagli e lotte interne. Vi erano infatti gruppi che si affrontavano e si accusavano a vicenda. È in questo contesto che l’Apostolo, per ben due volte nel giro di pochi versetti, invita a «camminare secondo lo Spirito» (Gal 5,16.25).
Camminare. L’uomo è un essere in cammino. Per tutta la vita è chiamato a mettersi in cammino, in continua uscita da dove si trova: da quando esce dal grembo della madre a quando passa da un’età della vita a un’altra; dal momento in cui lascia la casa dei genitori fino a quando esce da questa esistenza terrena. Il cammino è metafora che rivela il senso della vita umana, di una vita che non basta a sé stessa, ma è sempre in cerca di qualcosa di ulteriore. Il cuore ci invita ad andare, a raggiungere una meta.
Ma camminare è una disciplina, una fatica, servono pazienza quotidiana e allenamento costante. Occorre rinunciare a tante strade per scegliere quella che conduce alla meta e ravvivare la memoria per non smarrirla. Meta e memoria. Camminare richiede l’umiltà di tornare sui propri passi, quando è necessario, e la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene. Camminare, insomma, esige una conversione continua di sé. Per questo tanti vi rinunciano, preferendo la quiete domestica, dove curare comodamente i propri affari senza esporsi ai rischi del viaggio. Ma così ci si aggrappa a sicurezze effimere, che non danno quella pace e quella gioia cui il cuore aspira, e che si trovano solo uscendo da sé stessi.
Dio ci chiama a questo, fin dagli inizi. Già ad Abramo fu chiesto di lasciare la sua terra, di mettersi in cammino equipaggiandosi solo di fiducia in Dio (cfr Gen 12,1). Così Mosè, Pietro e Paolo, e tutti gli amici del Signore hanno vissuto in cammino. Ma soprattutto Gesù ce ne ha dato l’esempio. Per noi è uscito dalla sua condizione divina (cfr Fil 2,6-7) e tra noi è sceso a camminare, Lui che è la Via (cfr Gv 14,6). Egli, il Signore e il Maestro, si è fatto pellegrino e ospite in mezzo a noi. Tornato al Padre, ci ha fatto dono del suo stesso Spirito, così che anche noi abbiamo la forza di camminare nella sua direzione, di compiere quello che Paolo chiede: camminare secondo lo Spirito.
Secondo lo Spirito: se ogni uomo è un essere in cammino, e chiudendosi in sé stesso rinnega la sua vocazione, molto di più il cristiano. Perché, sottolinea Paolo, la vita cristiana porta con sé un’alternativa inconciliabile: da una parte camminare secondo lo Spirito, seguendo il tracciato inaugurato dal Battesimo; dall’altra «soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Che cosa vuol dire questa espressione? Significa provare a realizzarsi inseguendo la via del possesso, la logica dell’egoismo, secondo cui l’uomo cerca di accaparrare qui e ora tutto ciò che gli va. Non si lascia accompagnare docilmente dove Dio indica, ma persegue la propria rotta. Abbiamo sotto gli occhi le conseguenze di questo tragico percorso: vorace di cose, l’uomo perde di vista i compagni di viaggio; allora sulle strade del mondo regna una grande indifferenza. Spinto dai propri istinti, diventa schiavo di un consumismo senza freni: allora la voce di Dio viene messa a tacere; allora gli altri, soprattutto se incapaci di camminare sulle loro gambe, come i piccoli e gli anziani, diventano scarti fastidiosi; allora il creato non ha più altro senso se non quello di soddisfare la produzione in funzione dei bisogni.
Cari fratelli e sorelle, oggi più che mai queste parole dell’Apostolo Paolo ci interpellano: camminare secondo lo Spirito è rigettare la mondanità. È scegliere la logica del servizio e progredire nel perdono. È calarsi nella storia col passo di Dio: non col passo rimbombante della prevaricazione, ma con quello cadenzato da «un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso» (v. 14). La via dello Spirito è infatti segnata dalle pietre miliari che Paolo elenca: «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (v. 22).
Siamo chiamati, insieme, a camminare così: la strada passa per una continua conversione, per il rinnovamento della nostra mentalità perché si adegui a quella dello Spirito Santo.
PER RIFLETTERE DURANTE LA GIORNATA
1. Prendiamo una matita e sottolineiamo quello che ci colpisce in modo particolare nei testi che abbiamo letto, quello che vorremmo comprendere meglio o vivere con maggior impegno ed entusiasmo, quello che ci sorprende, quello ci infonde coraggio…. Facciamo nostro il testo anche in questo semplice ma utile modo.
2. Camminare. Questo verbo ci ha accompagnati in questi giorni. Riprendiamo la riflessione del primo giorno e alla luce del cammino fatto ripensiamo al significato di questa parola per la nostra vita.
3. La pace sia con te. È l’augurio più bello che possiamo fare a noi stessi e agli altri. La pace che Gesù annuncia non è solo assenza di guerra, ma certamente è almeno assenza di guerra. Preghiamo per la risoluzione dei conflitti nel mondo? Cerchiamo di tenerci informati per poter portare nel cuore le tante situazioni di dolore che tanti fratelli vivono nel mondo? Ci domandiamo se possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo? Quali opere di pace possiamo e dobbiamo fare?
4. Ripensiamo al cammino di questi giorni. Scriviamo brevemente parole, osservazioni, decisioni, intuizioni perché possiamo farne tesoro e riprenderle in futuro. Stiamo per iniziare il tempo di Avvento, nel quale ci prepariamo a fare memoria della nascita di Gesù e attendiamo e affrettiamo il suo ritorno nella gloria. Rendiamo grazie a Dio con parole nostre e chiediamo al Signore di modellare sempre più la nostra vita a immagine della sua.
ORATIO:
A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!
Venga il tuo Regno!
Signore, Dio di pace,
che hai creato gli uomini, oggetto della tua benevolenza,
per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie:
perché ci hai inviato Gesù, tuo Figlio amatissimo,
hai fatto di lui, nel mistero della sua pasqua,
l’artefice della salvezza,
la sorgente di ogni pace,
il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi,
le realizzazioni che il tuo Spirito di pace
ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore,
la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti e i nostri cuori
alle esigenze concrete dell’amore di tutti i nostri fratelli,
affinché possiamo essere sempre più costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia, di tutti quelli che sono in pena,
soffrono e muoiono nel parto di un mondo più fraterno.
Che per gli uomini di ogni lingua
venga il tuo regno di giustizia, di pace e di amore.
E che la terra sia ripiena della tua gloria. Amen!
(San Paolo VI, † 1978)
CONTEMPLATIO:
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE,
PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!
Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti
con gli occhi buoni di Dio che è buono.
Nel silenzio (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù, di vivere questo momento di silenzio
in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore, di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole la gioia di vivere la fede.
ACTIO:
SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?
Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede di essere vissuta
nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
più che in tutte le ricchezze.
Voglio meditare i tuoi precetti,
considerare le tue vie.
Nei tuoi decreti è la mia delizia,
non dimenticherò la tua parola. Sl 119(118),14-16
AL MATTINO
Custodiscimi in questo giorno, Signore
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia.
Al mattino fammi sentire il tuo amore,
perché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te s’innalza l’anima mia.
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.
Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.
PRIMA DEI PASTI
Signore, tu stai alla porta e bussi:
fa’ che ascoltiamo la tua voce
e che ti apriamo
la porta delle nostre case e dei nostri cuori.
Siedi a tavola con noi,
infondi gioia, pace e benedizione.
Grazie dei tuoi doni:
insegnaci a condividerli con generosità. Amen.
ALLA SERA
Veglia su di noi in questa notte
Accogli la nostra preghiera, Signore,
mentre scende la sera.
Veglia su di noi in questa notte.
Dona alle stanche membra la gioia del riposo,
e nel sonno rimargina le ferite dell’anima.
Se le tenebre scendono sulla città degli uomini,
non si spenga la fede nel cuore dei credenti.
A te sia lode, o Padre, al Figlio
e al Santo Spirito nei secoli dei secoli.
Amen.
Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.