ESERCIZI SPIRITUALI NEL QUOTIDIANO 2019 – II

MOLTE COSE AVREI ANCORA DA SCRIVERVI…
Seconda e Terza lettera di Giovanni

Mercoledì 27 novembre
DIMORATE NELL’INSEGNAMENTO DI CRISTO

STATIO:
IN SILENZIO, METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE

Invochiamo lo Spirito Santo
Vieni, Spirito di Dio,
illumina la mia mente e apri il mio cuore
perché possa fare sempre più spazio nella mia vita
alla venuta del tuo Regno.

Riempimi di speranza, di amore e di fede
perché possa mettermi a servizio del Regno.

Donami intelligenza e un cuore nuovo
per accogliere la parola di Gesù
che illumini la mia vita
e accresca in me il desiderio del Regno. Amen

LECTIO:
PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA!

Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola. (D. Bonhoeffer)

DALLA SECONDA LETTERA DI SAN GIOVANNI APOSTOLO (7-13)

7Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo! 8Fate attenzione a voi stessi per non rovinare quello che abbiamo costruito e per ricevere una ricompensa piena. 9Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio. 10Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, 11perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malvagie.
12Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo con carta e inchiostro; spero tuttavia di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena.
13Ti salutano i figli della tua sorella, l’eletta.

IN ASCOLTO DEL TESTO BIBLICO

Una questione di capitale importanza
In questi ultimi versetti della seconda lettera di Giovanni, il Presbitero rivela la profonda preoccupazione che lo ha spinto a scrivere la lettera e dà precise indicazioni alla comunità che spera di visitare presto. Il motivo della preoccupazione è subito enunciato: ci sono molti seduttori che vanno in giro ingannando i cristiani perché negano la realtà dell’incarnazione di Gesù (“Gesù venuto nella carne”: v. 7) e diffondono tale falsa dottrina. Qui è in gioco un aspetto fondamentale della fede in Gesù. Rinnegare la realtà dell’incarnazione significa demolire tutta la fede cristiana.

Dimorate nell’insegnamento di Cristo
L’autore esorta quindi i suoi lettori a fare attenzione e a non lasciarsi sedurre da questa falso insegnamento, per non rovinare tutto quello che hanno costruito e ricevere così la ricompensa piena data da Dio a chi rimane nella fede ricevuta, confessando Gesù venuto nella carne. L’autore motiva questa affermazione precisando che chi non rimane nell’insegnamento di Cristo e si spinge oltre, tradendo quel che ha ricevuto da principio, non possiede Dio; viceversa, chi vi rimane possiede il Padre e il Figlio: è in comunione profonda con Dio.
Una seconda esortazione è rivolta ai lettori: non è bene che ospitino questi seduttori, né che rivolgano loro il saluto. Questo linguaggio ci appare duro, ma dobbiamo comprenderlo nel contesto della situazione della giovane comunità alla quale lo scrivente si rivolge. Il rischio di vanificare quanto faticosamente è stato costruito è reale. La comunità è ancora troppo giovane e inesperta per accogliere chi nega un dato così importante della fede. Il saluto, poi, non è un semplice gesto convenzionale senza rilevanza: tra i cristiani il saluto (accompagnato spesso dal bacio) è segno di una fraternità vera e di una profonda comunione, che non può esserci con chi rifiuta il cuore della fede cristiana, cioè che Gesù è venuto nella carne. È bene non scendere a nessun compromesso e dimorare saldi nell’insegnamento di Cristo.

Perché la nostra gioia sia piena
Dopo aver raccomandato di vivere fedelmente il comandamento dell’amore vicendevole e di non lasciarsi coinvolgere da false dottrine, l’autore passa alle conclusioni. Inizia con una formula tradizionale (“molte cose avrei da scrivervi”), ma il tono si fa subito familiare e affettuoso: non voglio dirvi altro con la carta e l’inchiostro, perché spero di vedervi presto e di dirvi tutto a viva voce. Allora la gioia sarebbe davvero completa. I rapporti tra fratelli della stessa comunità e tra fratelli di comunità diverse non possono che essere di amore e riempire di gioia chi li vive. Anche nel saluto finale è evidenziato questo aspetto comunitario: i figli della comunità nella quale l’autore vive, salutano la comunità sorella alla quale la lettera è inviata. Sono due comunità locali, entrambe “elette”, tra loro sorelle, che questa lettera conferma nell’unità dell’unica fede e nell’affetto reciproco.

MEDITATIO:
LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI

LEGGIAMO e rileggiamo il testo biblico
perché la Parola risuoni nel nostro cuore.

PER ACCOMPAGNARE LA NOSTRA MEDITAZIONE ASCOLTIAMO PAPA FRANCESCO

Per dare gioia alla gente
Giovedì, 18 maggio 2017 – Omelia a santa Marta
(da: L’Osservatore Romano, 19/05/2017)

«Obbedisci e dà gioia alla gente»: è l’efficace sintesi della «missione cristiana» proposta da Papa Francesco durante la messa celebrata a santa Marta.
Il Pontefice ha fatto propria quella che è stata la duplice raccomandazione di un padre al figlio sacerdote nominato vescovo. Questi, ha spiegato Francesco, «è andato dal suo anziano papà a dargli la notizia». E «quest’uomo già in pensione, uomo umile» che era stato «operaio tutta la vita» e «non era andato all’università ma aveva la saggezza della vita», gli ha «consigliato due cose soltanto: “Obbedisci e dà gioia alla gente”». Perché, ha commentato il Papa, «quest’uomo aveva capito» bene l’insegnamento delle letture della liturgia del giorno: «obbedisci all’amore del Padre, senza altri amori, obbedisci a questo dono e poi dà gioia alla gente». Di conseguenza anche «noi, cristiani, laici, sacerdoti, consacrati, vescovi, dobbiamo dare gioia alla gente».
Per la sua riflessione Francesco ha preso spunto in particolare dal passo del vangelo di Giovanni (15, 9-11). Descrivendo la scena, il Papa ha fatto notare che «Gesù torna un’altra volta sul comandamento dell’amore». In particolare «in questo passo dice una cosa molto forte: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”». Perciò «l’amore con il quale Gesù ci ama è lo stesso con il quale il Padre ama lui, lo stesso. Siamo amati con questo amore grande. È un dono grande dell’amore!». Proprio per questo, ha proseguito Francesco, Gesù «ci ammonisce: “Per favore, rimanete nel mio amore perché è l’amore del Padre”. È l’amore grande». E siccome è consapevole dell’obiezione: “Ma, Signore, come possiamo rimanere nel tuo amore?”, egli offre anche una risposta concreta: “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore come io — continua la comparazione — ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”. In sostanza «Gesù rimane nell’amore del Padre e ci chiede di rimanere nell’amore che lui ha verso di noi».
Ma «come si rimane» in questo amore? «Osservate i comandamenti» è la risposta: «i dieci», ovvero il decalogo che «è la base, è il fondamento». Sono i precetti, chiarisce Gesù «che io vi ho insegnato», cioè i «comandamenti della vita quotidiana, i piccoli comandamenti», i quali «più che comandamenti sono un modo di vivere cristiano». Da qui l’esortazione del Pontefice a rimanere «in questo modo di vivere cristiano, che sono questi comandamenti». Come? «Per esempio nelle opere di misericordia o nelle beatitudini». Infatti, sebbene sia «grande, molto, molto, molto largo l’elenco dei comandamenti di Gesù», in realtà «il nocciolo è uno: l’amore del Padre a lui e l’amore di lui a noi».
Per questo, ha continuato Francesco, il Signore «ci chiede di rimanere nell’amore». Anche perché, ha evidenziato, nella vita «ci sono altri amori. Anche il mondo ci propone altri amori: l’amore al denaro per esempio, l’amore alla vanità, pavoneggiarsi, l’amore all’orgoglio, l’amore al potere, anche facendo tante cose ingiuste per avere più potere». Ma in tal caso appunto «sono altri amori»; e «questi non sono di Gesù e non sono del Padre. Lui ci chiede di rimanere nell’amore suo, che è l’amore del Padre».
In proposito il Papa ha invitato a pensare «anche a questi altri amori che ci allontanano dall’amore di Gesù», così come pure all’esistenza di «altre misure di amare»: come l’«amare a metà», che però «non è amare. Una cosa è volere bene e un’altra cosa è amare. Amare è più di voler bene». Al punto che viene da chiedersi quale sia la misura dell’amore. E paradossalmente la risposta è che «la misura dell’amore è amare senza misura». Solo così, ha suggerito il Pontefice, con «questi comandamenti che Gesù ci ha dato, rimarremo nell’amore di Gesù che è l’amore del Padre. Senza misura». Non come ogni altro tipo di amore che può essere «tiepido o interessato».
Proseguendo nella rilettura della pagina evangelica Francesco si è quindi chiesto come mai il Signore ricorda agli uomini queste cose. «Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» è la risposta che viene direttamente dal testo sacro. Infatti «se l’amore del Padre viene a Gesù, Gesù ci insegna la strada dell’amore: il cuore aperto, amare senza misura, lasciando da parte altri amori. Il grande amore a lui è rimanere in questo amore; e c’è la gioia, la grande gioia, che è un dono». Anzi entrambi, «l’amore e la gioia sono un dono».
Un riferimento in tal senso si trova anche «nella prima preghiera della messa», quando, ha ricordato il Pontefice, «abbiamo chiesto: “Signore, custodisci questo dono che ci hai dato”, il dono dell’amore, il dono della gioia». E in proposito il Papa ha citato l’episodio del padre del sacerdote nominato vescovo. Ecco dunque il perché i cristiani devono “dare gioia alla gente”: «per questo, per la via dell’amore, senza alcun interesse, soltanto per la via dell’amore. La nostra missione cristiana è dare gioia alla gente». Da qui l’invocazione conclusiva affinché «il Signore custodisca questo dono del rimanere nell’amore di Gesù per poter dare gioia alla gente».

PER RIFLETTERE DURANTE LA GIORNATA

1. Prendiamo una matita e sottolineiamo quello che ci colpisce in modo particolare nei testi che abbiamo letto, quello che vorremmo comprendere meglio o vivere con maggior impegno ed entusiasmo, quello che ci sorprende, quello ci infonde coraggio…. Facciamo nostro il testo anche in questo semplice ma utile modo.
2. Leggendo le lettere di Giovanni, emerge il forte legame che lega il Presbitero alla comunità alla quale scrive e viceversa. È un legame di amore che va oltre le umane simpatie ed è fondato sulla comune fede in Gesù. Quanto mi sento legato/a alla mia parrocchia? Quanto alla mia diocesi? Quanto alla Chiesa universale? È anche per me fonte di gioia? Cosa faccio per crescere in questa consapevolezza di appartenere alla “fraternità di Gesù”? Riflettiamo su questo aspetto del nostro cammino. Parliamone con il Signore e se possibile anche con amici o familiari.
3. Perché la nostra gioia sia piena. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1). La gioia cristiana nasce dall’incontro con Gesù, il Salvatore. Non è la gioia spontanea di quando tutto va secondo i nostri desideri. È la gioia che si radica nella fede e nella speranza riposte in Cristo; le difficoltà e le sofferenze non riescono a spegnerla. Chiediamo al Signore di illuminarci su questo.
4. Chiediamo al Signore di aiutarci a obbedire al suo insegnamento per poter essere strumenti di gioia per gli altri. Domandiamoci se oggi possiamo fare un gesto o dire una parola che possa essere motivo di gioia per qualcuno.
5. Prendiamo la Bibbia e cerchiamo i passi della Scrittura che sono citati nei vari testi. La Scrittura illumina la Scrittura.

ORATIO:
A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!

Apri i nostri occhi
Apri i nostri occhi, Signore,
perché possiamo vedere te
nei nostri fratelli e sorelle.

Apri le nostre orecchie, Signore,
perché possiamo udire le invocazioni
di chi ha fame, freddo, paura.

Apri il nostro cuore, Signore,
perché impariamo
ad amarci gli uni gli altri come tu ci ami.

Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,
perché diventiamo un cuor solo e un’anima sola,
nel tuo nome. Amen.
(Santa Teresa di Calcutta, † 1997)

CONTEMPLATIO:
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE,
PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!

Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti
con gli occhi buoni di Dio che è buono.

Nel silenzio (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù,
di vivere questo momento di silenzio
in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce
per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore,
di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole la gioia di vivere la fede.

ACTIO:
SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?

Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede di essere vissuta
nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.

La mia parte è il Signore:
ho deciso di osservare le tue parole.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi.                       Sl 119(118),57.60


AL MATTINO

Custodiscimi in questo giorno, Signore
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia.
Al mattino fammi sentire il tuo amore,
perché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te s’innalza l’anima mia.
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.
Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

PRIMA DEI PASTI

Signore, tu stai alla porta e bussi:
fa’ che ascoltiamo la tua voce
e che ti apriamo
la porta delle nostre case e dei nostri cuori.
Siedi a tavola con noi,
infondi gioia, pace e benedizione.
Grazie dei tuoi doni:
insegnaci a condividerli con generosità. Amen.

ALLA SERA

Veglia su di noi in questa notte
Accogli la nostra preghiera, Signore,
mentre scende la sera.
Veglia su di noi in questa notte.
Dona alle stanche membra la gioia del riposo,
e nel sonno rimargina le ferite dell’anima.
Se le tenebre scendono sulla città degli uomini,
non si spenga la fede nel cuore dei credenti.
A te sia lode, o Padre, al Figlio
e al Santo Spirito nei secoli dei secoli.
Amen.

Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.