ESERCIZI SPIRITUALI NEL QUOTIDIANO 2019 – I

MOLTE COSE AVREI ANCORA DA SCRIVERVI…
Seconda e Terza lettera di Giovanni

Martedì 26 novembre
CAMMINATE NELL’AMORE

STATIO:
IN SILENZIO, METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE

Invochiamo lo Spirito Santo (Sant’Agostino, † 430)
Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza:
donami lo sguardo e l’udito interiore,
perché non mi attacchi alle cose materiali
ma ricerchi sempre le realtà spirituali.

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito dell’amore:
riversa sempre più la carità nel mio cuore.

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di verità:
concedimi di pervenire
alla conoscenza della verità
in tutta la sua pienezza.

Vieni in me, Spirito Santo,
acqua viva che zampilla
per la vita eterna:
fammi la grazia di giungere
a contemplare il volto del Padre
nella vita e nella gioia
senza fine.
Amen.

LECTIO:
PARLA, SIGNORE,  IL TUO SERVO TI ASCOLTA!

Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola.
(D. Bonhoeffer, † 1945)

DALLA SECONDA LETTERA DI SAN GIOVANNI APOSTOLO (1-6)

1Io, il Presbìtero, alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli, che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità, 2a causa della verità che rimane in noi e sarà con noi in eterno: 3grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore.
4Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. 5E ora prego te, o Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 6Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti. Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell’amore.

IN ASCOLTO DEL TESTO BIBLICO

In cammino con la seconda e la terza lettera di Giovanni
Iniziamo oggi il cammino diocesano degli esercizi spirituali nel quotidiano. In questi giorni saremo accompagnati dalla seconda e dalla terza lettera di Giovanni, in continuità con il cammino della catechesi degli adulti che ci vede impegnati nello studio e nella meditazione della prima delle tre lettere di Giovanni.
Sono due lettere brevi (2Gv: 245 parole; 3Gv: 219 parole), probabilmente risalenti alla fine del I secolo, poste sotto il nome e l’autorità dell’apostolo Giovanni. Varie sono le ipotesi fatte negli anni circa la loro paternità. Negli ultimi decenni è stata avanzata l’ipotesi di una “scuola giovannea” nella quale avrebbero visto la luce poco dopo il quarto vangelo; è infatti indubbio che il Vangelo secondo Giovanni e le tre lettere a lui attribuite riflettono una tradizione omogenea per linguaggio e temi. L’esistenza di una comunità riesce a rendere ragione della continuità di questi scritti e nello stesso tempo dell’evoluzione del pensiero in essi espresso; emerge con forza la preoccupazione di restare fedeli all’insegnamento ricevuto dal “Discepolo che Gesù amava” (Gv 21, 20.24) e, attraverso di lui, da Gesù stesso.

Io, il Presbitero
La lettera si apre con un praescriptum (vv. 1-3), secondo le indicazioni della retorica epistolare greco-romana dell’epoca; in esso vengono precisati il mittente, il destinatario e il motivo della lettera. Seguono il corpo della lettera (4-11) e la conclusione (con i saluti e la promessa di una visita: vv. 12-13).
Il mittente della lettera si definisce il Presbitero (v. 1) senza specificare il proprio nome. Si tratta certamente di un membro della comunità che gode di una certa autorità, che conosce bene la comunità ed è lui stesso ben conosciuto. Probabilmente appartiene alla seconda generazione di cristiani e fa parte del gruppo di coloro che erano stati alla scuola del Discepolo che Gesù amava di cui ci parla il Quarto Vangelo. Sente quindi la grande responsabilità di trasmettere fedelmente l’insegnamento che ha ricevuto, di essere garante della tradizione, perché nulla di ciò che è essenziale alla fede vada perduto o vada tradito. Si percepisce la sincera e accorata preoccupazione che domina la lettera ovvero che la Chiesa si mantenga nella comunione nell’unica fede in Gesù venuto nella carne (v. 7).
Questo brevissimo testo nasce in un contesto di tensioni e di pericolo per la giovane Chiesa, nel passaggio dalla seconda alla terza generazione cristiana. È un momento delicato: è importante chiarire il nucleo centrale della propria identità di discepoli di Gesù, definire il contenuto essenziale della fede in Cristo e fare anche scelte coraggiose e a volte dolorose in vista della realizzazione dell’annuncio del Regno.

Alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli
Non sappiamo con certezza chi è il destinatario della lettera. Essa è indirizzata con tutta probabilità a una comunità cristiana locale che qui viene personificata (“alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli”: v. 1). La comunità viene personificata in una donna illustre, chiamata Kyria (Signora) come il suo Signore risorto (Kyrios) e si specifica la sua elezione, il fatto di essere scelta, oggetto di una particolare chiamata da parte di Dio.
Prima di passare al saluto iniziale, l’autore sottolinea con forza il legame di amore che lo lega a questa comunità particolare. È un amore che non si fonda su una qualche simpatia occasionale, ma sulla verità (v. 1), ossia su Gesù stesso, “via, verità e vita” (Gv 14,6). La fede in Gesù, Figlio di Dio, venuto nella carne, genera quei legami di amore che uniscono i cristiani di ogni tempo e luogo. Se dimoriamo nella verità, in Gesù, non possiamo non amarci reciprocamente: sarebbe una contraddizione, un tradimento nei fatti della fede che professiamo con le parole.

Grazia, misericordia e pace saranno con noi
L’autore passa quindi al saluto iniziale. I saluti nelle lettere del Nuovo Testamento non sono semplici convenevoli, parole di circostanza più o meno convenzionali. Vi troviamo già enunciati, infatti, i termini e i temi caratteristici della predicazione giovannea (amore, verità, grazia, pace, dimorare…) e chiari riferimenti a Dio come Padre e a Gesù come Figlio del Padre. Salutando la comunità amata, il Presbitero la rassicura, confermando che “grazia, misericordia e pace” saranno con tutti loro, nella verità e nell’amore. Il tono è quello di una promessa che certamente sta realizzandosi: già sperimentano questi doni divini e sempre più ne godranno nella misura in cui dimoreranno nella verità e nell’amore.

Camminate…
L’autore entra nel merito della lettera e mette a fuoco due temi centrali: l’amore (vv. 4-6) e la fede (vv. 7-11).
Nel brano che oggi meditiamo domina l’esortazione all’amore vicendevole (v. 5). L’autore dichiara la sua gioia perché nella comunità ci sono persone che “camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre” (v. 4); esorta quindi all’amore vicendevole (v. 5); spiega cosa significa concretamente amare ovvero “camminare secondo i suoi comandamenti” (v. 6a); e tra questi c’è il comandamento “che avete appreso da principio” ovvero “camminate secondo l’amore” (v. 6b).
Possiamo notare come in questi tre brevi versetti si trovi ben tre volte il verbo camminare.

… nella verità
Nel v. 4 troviamo l’espressione “camminare nella verità”. Nella nostra visione occidentale siamo abituati a pensare al concetto di verità come qualcosa di astratto, statico, da conoscere, dire, spiegare… Nella concezione semitica, invece, la verità è una realtà viva, dinamica, da fare più che da pensare o da dire. Ultimamente per il cristiano la verità nella quale deve camminare è talmente concreta e viva che è una persona: Gesù.

… nell’amore
Nel v. 5 l’autore esorta la Signora a vivere quel comandamento che abbiamo ricevuto da principio, “che ci amiamo gli uni gli altri” e fa una precisazione: “non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio”. Il mittente sottolinea il fatto che il comandamento dell’amore non è un comandamento nuovo, ma è quello originario, quello ricevuto da principio. L’autore cerca così di difendere l’autenticità della fede cristiana dagli attacchi dei falsi maestri (“seduttori”: v. 7) che si allontanano e allontanano i fratelli dalla Parola ricevuta da principio e non credono nella realtà dell’incarnazione (cfr. 1Gv 4,2-3; 2Gv 7), camminano nelle tenebre (cfr. 1Gv 1,6; 2,11), ignorando i comandamenti (cfr. 1Gv 2,4), e non vivono secondo l’amore reciproco (cfr. 1Gv 4,8). L’autore ribadisce che il comandamento dell’amore non è un’invenzione di qualche personalità più o meno autorevole. Lo abbiamo ricevuto da Gesù stesso ed è strettamente connesso a tutto il suo insegnamento. Se si vuol essere discepoli di Gesù, quel comandamento non può essere ridotto a un’opzione tra le tante.

Camminate nella verità dell’amore
Nel v. 6 troviamo altre due volte il verbo camminare: “camminare secondo i comandamenti”, “camminare nell’amore”. L’uso frequente di questo verbo non è casuale: i cristiani non sono una comunità di gente statica, che si lascia vivere e non vive in pienezza; sono persone che camminano nella verità e nell’amore, al modo stesso di Gesù, il Figlio amato del Padre. Amore e osservanza dei comandamenti sono strettamente connessi: amare significa osservare i comandamenti e osservare i comandamenti significa vivere in obbedienza al primo di essi: amarci vicendevolmente. Tutto il resto viene di conseguenza.
Il Presbitero ribadisce più volte questa idea: il cristiano è chiamato a un’assoluta coerenza di vita. Verità e amore sono come il centro gravitazionale della vita cristiana, il nucleo dinamico della vita della comunità. I cristiani conoscono la verità, non nel senso che hanno una dottrina da impugnare e magari da propugnare, ma nel senso che hanno incontrato Cristo, la pienezza della verità e della grazia e questo incontro genera uno stile di vita al modo di Gesù ovvero secondo l’amore. Verità e amore sono inscindibili: chi cammina nella verità non può non camminare nell’amore. Si è credenti se si cammina in verità ovvero secondo l’amore, quel comandamento insegnato e vissuto da Gesù che la comunità cristiana si tramanda di generazione in generazione come il suo tesoro più prezioso e segno distintivo: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

MEDITATIO:
LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI

LEGGIAMO e rileggiamo il testo biblico
perché la Parola risuoni nel nostro cuore.
Facciamo silenzio perché possiamo ascoltare
quanto il Signore vorrà dire a ciascuno di noi.

PER ACCOMPAGNARE LA NOSTRA MEDITAZIONE ASCOLTIAMO PAPA FRANCESCO

Lettera d’amore
Venerdì, 11 novembre 2016 – Omelia a santa Marta
(da: L’Osservatore Romano, 12/11/2016)

L’amore cristiano è sempre «concreto», con tanto di «opere di misericordia», perché ha come unico criterio l’incarnazione di Cristo; per questa ragione non si deve cadere nel seducente «processo» di «intellettualizzare e ideologizzare» che «scarnifica l’amore», arrivando così al «triste spettacolo di un Dio senza Cristo, di un Cristo senza Chiesa e una Chiesa senza popolo». È proprio dal rischio di credere a «un amore da romanzo o telenovela, mondano, filosofico, astratto e soft» che il Papa ha messo in guardia.
Per la sua riflessione, Francesco ha preso le mosse dal passo della seconda lettera di Giovanni (1, 3-9) proposto dalla liturgia: «Sembra — ha fatto notare — una lettera di un innamorato: è il dialogo di amore fra il pastore e la sua sposa, la Chiesa». Un dialogo «tanto delicato, tanto rispettoso», a tal punto che l’apostolo chiama la Chiesa «signora eletta da Dio».
Con questo «titolo pieno d’amore» dunque, «il pastore si rivolge alla Chiesa». E sempre «con tanta delicatezza ricorda che “camminare nell’amore” è il comandamento che abbiamo ricevuto dal Signore».
Si legge, infatti, nella lettera di Giovanni: «E ora prego te, signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto dal principio, che ci amiamo gli uni e gli altri». È un invito a camminare «nell’amore». Ma è davvero «con tanta mitezza e tanto rispetto» che «il pastore si rivolge alla sua Chiesa, alla sua sposa».
«Di quale amore si tratta?» è la questione posta da papa Francesco. «Perché questa parola — ha spiegato — oggi è usata, ma sempre è stata usata per tante cose». Ecco perché occorre capire bene «di quale amore» si tratta. È «l’amore, per esempio, di un romanzo o di una telenovela, perché anche questo si dice che è amore?». Oppure è «l’amore teorico, dei filosofi?».
Nella sua lettera, Giovanni riporta le parole del pastore alla sua sposa per suggerirle di stare attenta. «Sono apparsi nel mondo molti seduttori» che «propongono un altro amore o un’altra spiegazione dell’amore» e «anche un’altra spiegazione dell’amore cristiano».
«Il criterio dell’amore cristiano — ha affermato il Pontefice — è l’incarnazione del Verbo». Giovanni è esplicito a questo proposito: «Sono apparsi, infatti, nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne». E continua: «Ecco il seduttore e l’anticristo!». Del resto, ha spiegato il Papa, «un amore che non riconosce che Gesù è venuto in carne, nella carne, non è l’amore che Dio ci comanda: è un amore mondano, è un amore filosofico, è un amore astratto, è un amore un po’ venuto meno, è un amore soft».
Invece «il criterio dell’amore cristiano è l’incarnazione del Verbo». E «chi dice che l’amore cristiano è un’altra cosa, questo è l’anticristo, che non riconosce che il Verbo è venuto nella carne». Proprio «questa è la nostra verità: Dio ha inviato suo Figlio, si è incarnato e ha fatto una vita come noi». Ecco perché si deve «amare come ha amato Gesù; amare come ci ha insegnato Gesù; amare seguendo l’esempio di Gesù; amare, camminando sulla strada di Gesù». E «la strada di Gesù è dare la vita».
Nel passo evangelico di Luca (17, 26-37), ha ricordato il Papa, «Gesù ci ammonisce: chi cercherà di salvare la propria vita la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva». Difatti, «Gesù ha perso la vita per amore, per ritrovarla nella sua risurrezione». Quindi «l’unica maniera di amare come ha amato Gesù è uscire continuamente dal proprio egoismo e andare al servizio degli altri». Questo ripete con forza anche l’apostolo Giacomo nella sua lettera, «perché l’amore cristiano è un amore concreto, perché è concreta la presenza di Dio in Gesù Cristo, venuto in carne: l’incarnazione del Verbo». (…)
Prima di riprendere la celebrazione, Francesco ha chiesto di pregare «il Signore perché il nostro camminare nell’amore mai — mai! — faccia di noi un amore astratto». E perché l’amore sia invece «concreto, con le opere di misericordia», per toccare «la carne di Cristo lì, di Cristo incarnato». È «per questo che il diacono Lorenzo ha detto che i poveri sono il tesoro della Chiesa, perché sono la carne sofferente di Cristo».
Al Signore, ha concluso il Papa, «chiediamo questa grazia di non andare oltre e non entrare in questo processo, che forse seduce tanta gente, di intellettualizzare, di ideologizzare questo amore, scarnificando la Chiesa, scarnificando l’amore cristiano». E «non arrivare al triste spettacolo di un Dio senza Cristo, di un Cristo senza Chiesa e una Chiesa senza popolo».

PER RIFLETTERE DURANTE LA GIORNATA
1. Prendiamo una matita e sottolineiamo quello che ci colpisce in modo particolare nei testi che abbiamo letto, quello che vorremmo comprendere meglio o vivere con maggior impegno ed entusiasmo, quello che ci sorprende, quello ci infonde coraggio…. Facciamo nostro il testo anche in questo semplice ma utile modo.
2. Camminare. Abbiamo visto che è frequente nelle lettere di Giovanni l’uso di questo verbo. I cristiani non sono una comunità di gente statica, che si lascia vivere e non vive in pienezza; sono persone in cammino. Riflettiamo su questo e prendiamo qualche appunto di questa nostra riflessione per memorizzarla. La riprenderemo l’ultimo giorno degli esercizi, dopo aver concluso questo tratto di cammino e letto il discorso proposto da papa Francesco in occasione del pellegrinaggio ecumenico a Ginevra.
3. Camminare nella verità. Cosa vogliono dire nella mia vita queste parole? Meditiamo su questa frase di papa Francesco: “Il credente non è un arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”.
4. Camminare nell’amore. Meditiamo su queste parole di papa Francesco: “l’unica maniera di amare come ha amato Gesù è uscire continuamente dal proprio egoismo e andare al servizio degli altri”. Nella preghiera chiediamo al Signore di mostrarci concretamente quale è il passo che ci chiede di fare oggi per camminare nell’amore e non nell’egoismo che ci allontana da Dio e dai fratelli.
5. Prendiamo la Bibbia e cerchiamo i passi della Scrittura che sono citati nei vari testi. La Scrittura illumina la Scrittura.

ORATIO:
A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!

Fammi comprendere come ami tu, Signore.
Fammi comprendere sempre più
l’importanza capitale dell’amore del prossimo.
Mostrami tutte le esigenze della carità
affinché io non mi permetta di restringerle indebitamente.
Fammi guardare gli altri con benevolenza,
così da saper scoprire tutto il bene che nascondono in sé.
Fammi partecipe della tua dolcezza,
affinché mi avvicini al prossimo con umiltà.
Fa’ scaturire in me la spontaneità della dedizione,
la sollecitudine nel soccorrere gli altri o nel servirli.
Impregnami del profumo della tua bontà,
perché essa si rifletta in me
attraverso un’amabilità delicata e preveniente.
Rendimi accogliente per i dolori e le gioie altrui,
comprensivo nelle loro difficoltà.
Sostieni la mia pazienza
e dammi la forza di dimenticare immediatamente
tutto ciò che mi ferisce e che mi irrita.
Fammi amare il prossimo sinceramente e fino in fondo,
con un dono di me stesso
che non indietreggi mai davanti al sacrificio!
(J. Galot, † 2008)

CONTEMPLATIO:
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE,
PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!

Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti
con gli occhi buoni di Dio che è buono.

Nel silenzio (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù, di vivere questo momento di silenzio
in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce
per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore, di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole la gioia di vivere la fede.

ACTIO:
SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?

Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede di essere vissuta
nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,                              Sl 25(24),5
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.


AL MATTINO

Custodiscimi in questo giorno, Signore
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia.
Al mattino fammi sentire il tuo amore,
perché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te s’innalza l’anima mia.
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.
Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

PRIMA DEI PASTI

Signore, tu stai alla porta e bussi:
fa’ che ascoltiamo la tua voce
e che ti apriamo
la porta delle nostre case e dei nostri cuori.
Siedi a tavola con noi,
infondi gioia, pace e benedizione.
Grazie dei tuoi doni:
insegnaci a condividerli con generosità. Amen.

ALLA SERA

Veglia su di noi in questa notte
Accogli la nostra preghiera, Signore,
mentre scende la sera.
Veglia su di noi in questa notte.
Dona alle stanche membra la gioia del riposo,
e nel sonno rimargina le ferite dell’anima.
Se le tenebre scendono sulla città degli uomini,
non si spenga la fede nel cuore dei credenti.
A te sia lode, o Padre, al Figlio
e al Santo Spirito nei secoli dei secoli.
Amen.

Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.