Esercizi spirituali nel quotidiano 2021 – II

“Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo”
Il coraggio di incontrare l’altro

STATIO: IN SILENZIO, METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE

Invochiamo lo Spirito Santo      
Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome.
Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori.
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme.
Non permettere che da noi peccatori sia lesa la giustizia,
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità.
Lo chiediamo a Te, che agisci in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per tutti i secoli dei secoli. Amen

LECTIO: PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA!
Facciamo silenzio, prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola;
facciamo silenzio, dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l’ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola.                (D. Bonhoeffer

Dagli atti degli apostoli (10,24-43)
24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. 25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. 26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». 27Poi, continuando a conversare con lui, entrò, trovò riunite molte persone 28e disse loro: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo. 29Per questo, quando mi avete mandato a chiamare, sono venuto senza esitare. Vi chiedo dunque per quale ragione mi avete mandato a chiamare». 30Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest’ora, stavo facendo la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31e mi disse: “Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine. 32Manda dunque qualcuno a Giaffa e fa’ venire Simone, detto Pietro; egli è ospite nella casa di Simone, il conciatore di pelli, vicino al mare”. 33Subito ho mandato a chiamarti e tu hai fatto una cosa buona a venire. Ora dunque tutti noi siamo qui riuniti, al cospetto di Dio, per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».
34Pietro allora prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, 35ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. 36Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. 37Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; 38cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, 40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, 41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. 43A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

IN ASCOLTO DEL TESTO BIBLICO

Nessuno è profano o impuro
La scena che oggi è proposta alla nostra meditazione è ricca di tanti temi che sollecitano la nostra riflessione e la nostra adesione.
Nel testo è sottolineata la dimensione di attesa che Cornelio vive con la sua famiglia. Egli ha fatto un’esperienza singolare e profonda e certamente il suo cuore percepisce che ciò che sta per accadere cambierà completamente la sua vita e la vita delle persone a lui care. L’incontro avviene tra due persone, Pietro e Cornelio, ma attraverso di loro si incontrano anche due gruppi di persone: i fratelli giudeo-cristiani che accompagnano Pietro (At 10,23) e i familiari pagani e gli amici che sono in attesa insieme a Cornelio.
Mentre Pietro sta per entrare, ecco che Cornelio gli va incontro e si getta ai suoi piedi, in un gesto che esprime adorazione. Cornelio aspetta infatti un messo celeste mandato da Dio stesso. Ma Pietro lo fa subito rialzare dicendogli: «Àlzati: anche io sono un uomo!» (At 10,26). Con questa affermazione Pietro colloca Cornelio sullo stesso suo piano, quello della comune appartenenza alla famiglia umana; sempre più le differenze e le barriere che li dividono perdono importanza. I due parlano tra loro in modo amichevole, mentre entrano nella casa del centurione.
Lo Spirito continua a portare avanti la sua opera di conversione: Cornelio supera la credenza secondo la quale un inviato divino non può che essere un essere celeste che va adorato; Pietro supera la barriera che gli impediva di frequentare i pagani, come afferma nel suo discorso: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo» (At 10,28). Entrambi si guardano reciprocamente con occhi nuovi e si incontrano pur nella diversità che li caratterizza; il dialogo è ora possibile.
Pietro può adesso comprendere il senso di quella visione che lo aveva così profondamente turbato; non si tratta infatti solo di cambiare il rapporto con alcuni alimenti (secondo la visione non ci sono cibi puri o impuri), ma si tratta di qualcosa di molto più importante e profondo ovvero trasformare il rapporto con le persone, tutte, anche le più diverse, come i pagani. Nessun uomo può essere chiamato impuro o profano perché Dio è il Signore di tutti e il suo amore raggiunge tutti, nessuno escluso. Pietro comprende in profondità questa indicazione dello Spirito: il Vangelo è per tutti, la salvezza di Gesù è per tutti, pagani inclusi. Come scriverà Paolo, «non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

Una parola di salvezza per tutti
Cornelio aveva mandato a chiamare Pietro avendo ricevuto l’ordine di farlo venire in casa sua per ascoltarlo (At 10,22). È finalmente arrivato il momento di ascoltare la parola del Signore attraverso Pietro (At 10,33). Questi non esita più; ha capito che Dio lo ha mandato ad annunciare il Vangelo proprio lì dove non avrebbe mai immaginato di doverlo annunciare. L’incontro con Cornelio gli consente di esercitare il suo ministero di apostolo e di testimone di Cristo tra i pagani, approfondendo così la verità del mistero che annuncia.
Questo è il terzo grande discorso di Pietro che gli Atti degli Apostoli riportano; non è più rivolto ai Giudei di Gerusalemme, che conoscevano i fatti di Gesù, ma a dei pagani e testimonia il cambiamento di Pietro: l’esperienza che ha fatto gli ha permesso di comprendere meglio il disegno di salvezza di Dio. Infatti così inizia: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34). Pietro apertamente afferma la sua nuova consapevolezza dell’imparzialità di Dio, l’Assoluto, che non è legato ad alcuna appartenenza culturale, etnica e neppure religiosa, ma si compiace di chi lo cerca con coerenza di vita.
La salvezza attuata da Dio in Cristo è dunque per tutti. Certamente, come Pietro spiega nel suo discorso, essa si è attuata prima di tutto nel popolo di Israele e a suo favore (At 10,36). All’interno di questo popolo eletto Gesù ha vissuto la sua missione, che Pietro ripercorre nei suoi momenti fondamentali (At 10,38-40); con la risurrezione è reso manifesto che Gesù è il Signore di tutti (At 10,36), il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio (At 10,42): «chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,43).
Al centro del suo discorso missionario, Pietro ripropone autorevolmente il cuore dell’annuncio cristiano (At 10,37-41), il kerygma, rivolto qui ai pagani, proponendo anche a noi oggi un modello di annuncio dei contenuti fondamentali della fede. L’annuncio di Pietro è diretto ed esplicito. Tutti i timori che avevano bloccato la sua risposta all’ordine della visione («Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!»: At 10,13), tutte le prescrizioni che lo tenevano lontano dai pagani, sono superati; avevano avuto un senso nell’economia della Legge; in Cristo non sono più necessari.

Uno sguardo nuovo
Pietro ci invita a fare come lui: a lasciarci guidare dallo Spirito, a non fermarci ai pregiudizi, a non lasciarci imbrigliare dal “si è sempre fatto così”, a cambiare lo sguardo sugli altri, educandoci a uno sguardo libero, capace di cogliere ciò che di buono è negli altri, per costruire rapporti di fraternità e di solidarietà. L’altro non è un estraneo: siamo tutti uniti nella comune umanità, tutti creati a immagine e somiglianza di Dio; tutti Dio chiama a edificare nella giustizia e nell’amore il suo Regno. L’incontro con l’altro può essere occasione per ciascuno di fare esperienza di salvezza.

MEDITATIO: LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI

Leggiamo e rileggiamo il testo biblico
perché la Parola risuoni nel nostro cuore.
Facciamo silenzio perché possiamo ascoltare
quanto il Signore vorrà dire a ciascuno di noi.

Per accompagnare la nostra meditazione
(papa Francesco, Ai fedeli della diocesi di Roma, 18.09.21)

Lo Spirito Santo nella sua libertà non conosce confini, e non si lascia nemmeno limitare dalle appartenenze. Se la parrocchia è la casa di tutti nel quartiere, non un club esclusivo, mi raccomando: lasciate aperte porte e finestre, non vi limitate a prendere in considerazione solo chi frequenta o la pensa come voi – che saranno il 3, 4 o 5%, non di più. Permettete a tutti di entrare… Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme: lo Spirito vi condurrà, abbiate fiducia nello Spirito. Non abbiate paura di entrare in dialogo e lasciatevi sconvolgere dal dialogo: è il dialogo della salvezza.
Non siate disincantati, preparatevi alle sorprese. C’è un episodio nel libro dei Numeri (cap. 22) che racconta di un’asina che diventerà profetessa di Dio. Gli ebrei stanno concludendo il lungo viaggio che li condurrà alla terra promessa. Il loro passaggio spaventa il re Balak di Moab, che si affida ai poteri del mago Balaam per bloccare quella gente, sperando di evitare una guerra. Il mago, a suo modo credente, domanda a Dio che fare. Dio gli dice di non assecondare il re, che però insiste, e allora lui cede e sale su un’asina per adempiere il comando ricevuto. Ma l’asina cambia strada perché vede un angelo con la spada sguainata che sta lì a rappresentare la contrarietà di Dio. Balaam la tira, la percuote, senza riuscire a farla tornare sulla via. Finché l’asina si mette a parlare avviando un dialogo che aprirà gli occhi al mago, trasformando la sua missione di maledizione e morte in missione di benedizione e vita.
Questa storia ci insegna ad avere fiducia che lo Spirito farà sentire sempre la sua voce. Anche un’asina può diventare la voce di Dio, aprirci gli occhi e convertire le nostre direzioni sbagliate. Se lo può fare un’asina, quanto più un battezzato, una battezzata, un prete, un Vescovo, un Papa. Basta affidarsi allo Spirito Santo che usa tutte le creature per parlarci: soltanto ci chiede di pulire le orecchie per sentire bene.
Sono venuto qui per incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale e a dirvi che lo Spirito Santo ha bisogno di voi. E questo è vero: lo Spirito Santo ha bisogno di noi. Ascoltatelo ascoltandovi. Non lasciate fuori o indietro nessuno. Farà bene alla Diocesi di Roma e a tutta la Chiesa, che non si rafforza solo riformando le strutture – questo è il grande inganno! –, dando istruzioni, offrendo ritiri e conferenze, o a forza di direttive e programmi – questo è buono, ma come parte di altro – ma se riscoprirà di essere popolo che vuole camminare insieme, tra di noi e con l’umanità. Un popolo, quello di Roma, che contiene la varietà di tutti i popoli e di tutte le condizioni: che straordinaria ricchezza, nella sua complessità! Ma occorre uscire dal 3-4% che rappresenta i più vicini, e andare oltre per ascoltare gli altri, i quali a volte vi insulteranno, vi cacceranno via, ma è necessario sentire cosa pensano, senza volere imporre le nostre cose: lasciare che lo Spirito ci parli.
In questo tempo di pandemia, il Signore spinge la missione di una Chiesa che sia sacramento di cura. Il mondo ha elevato il suo grido, ha manifestato la sua vulnerabilità: il mondo ha bisogno di cura.
Coraggio e avanti! Grazie!

PER RIFLETTERE DURANTE LA GIORNATA

  1. Prendiamo una matita e sottolineiamo quello che ci colpisce in modo particolare nei testi che abbiamo letto, quello che vorremmo comprendere meglio o vivere con maggior impegno ed entusiasmo, quello che ci sorprende, quello ci infonde coraggio…. Entriamo nel testo anche in questo semplice ma utile modo.
  2. “Il Signore vuole che Pietro non valuti più gli eventi e le persone secondo le categorie del puro e dell’impuro, ma che impari ad andare oltre, per guardare alla persona e alle intenzioni del suo cuore. Ciò che rende impuro l’uomo, infatti, non viene da fuori ma solo da dentro, dal cuore (cf. Mc 7,21). Gesù lo ha detto chiaramente” (papa Francesco). Riflettiamo sul nostro modo di metterci in relazione con gli altri. Cosa conta maggiormente per me? Da cosa mi sento condizionato? Cerco di pormi in modo libero da pregiudizi? Quali sono le paure e gli ostacoli più grandi che mi impediscono di andare con cuore aperto e generoso verso gli altri? Cerco di vedere i lati positivi oppure mi fermo solo ai difetti delle persone?
  3. Pietro ci insegna ad andare verso gli altri, mettendoci in ascolto dei loro desideri e bisogni, con attenzione e discrezione. Pensiamo a come ci poniamo di fronte agli altri, vicini e lontani, e chiediamo al Signore di renderci sempre più delicati, liberi, pacifici nelle relazioni. Domandiamoci se oggi possiamo fare un gesto, dire una parola, fare una telefonata che possa essere motivo di consolazione per qualcuno.
  4. “È nell’incontro con le persone, accogliendole, camminando insieme a loro ed entrando nelle loro case che, che Pietro si rende conto del significato della sua visione: nessun essere umano è indegno agli occhi di Dio” (Sinodo 2021-2023 – Documento preparatorio, 14). L’incontro da vicino con gli altri può essere strumento non solo per comprenderli meglio ma anche per comprendere meglio se stessi, quello che stiamo vivendo, la direzione del nostro cammino. Lo abbiamo mai sperimentato nella nostra vita? Ci sono persone che abbiamo incontrato e che hanno inaspettatamente contribuito a cambiare la nostra vita?
  5. Incontrare l’altro è faticoso. Vorremmo che l’altro entrasse nella nostra vita lasciandola come prima, senza disturbare troppo. Pietro ci insegna che ciò non è possibile. Il passo che compie (mangiare con i pagani, trasgredendo precetti della Torah che riteneva irrinunciabili per la sua identità religiosa) è un passo davvero gravoso e decisivo per Pietro. Chiediamo al Signore di donarci la disponibilità del cuore di mettere in discussione i nostri pregiudizi, le nostre categorie, il “si è sempre fatto così” e di aiutarci ad andare con libertà di cuore e di mente incontro ai fratelli e alle sorelle che il Signore mette sul nostro cammino.
  6. Come Pietro, siamo tutti chiamati ad annunciare lì dove siamo che Gesù è il Signore, morto e risorto per noi. “Tutti noi battezzati, figli della Chiesa, siamo chiamati ad accogliere sempre nuovamente la presenza di Dio in mezzo a noi e ad aiutare gli altri a scoprirla, o a riscoprirla qualora l’avessero dimenticata. Si tratta di una missione bellissima, simile a quella di Giovanni Battista: orientare la gente a Cristo – non a noi stessi! – perché è Lui la meta a cui tende il cuore dell’uomo quando cerca la gioia e la felicità” (papa Francesco). Chiediamo al Signore di cogliere prontamente tutte le occasioni in cui possiamo testimoniate la gioia del Vangelo.

ORATIO: A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!

Signore, aiutami
Signore, fammi buono amico di tutti,
fa’ che la mia persona ispiri fiducia
a chi soffre e si lamenta
a chi cerca luce lontano da te
a chi vorrebbe incominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami perché non passi accanto a nessuno
con il volto indifferente,
con il cuore chiuso,
con il passo affrettato.
Signore aiutami ad accorgermi subito
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall’egoismo
perché ti possa servire,
perché ti possa amare,
perché ti possa ascoltare
in ogni fratello che mi fai incontrare.

Preghiamo per tutta la Chiesa e perché il cammino sinodale porti abbondanti frutti di grazia:
Signore, proteggi sempre la tua Chiesa, sostienila nelle difficoltà, illuminala nelle scelte, rendila sempre più generosa nel servizio ai poveri e fa’ che sia nel mondo un segno vivo e gioioso della tua presenza.
Fa’ che il cammino sinodale che abbiamo iniziato sia occasione di profondo rinnovamento per tutta la comunità cristiana, in ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Con fiducia ti preghiamo.

 CONTEMPLATIO:   DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE, PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!
Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti con gli occhi buoni di Dio che è buono.

Nel silenzio                  (Carlo Maria Martini, † 2012)
Donaci, Gesù,
di vivere questo momento di silenzio
in stretta comunione con te,
riprendendo a una a una le tue parole,
ripercorrendole, interrogandoti,
invocando la luce
per intercessione di Maria, vergine della fede.
Donaci, Signore,
di vivere questo momento di silenzio
raccogliendo dalle tue parole la gioia di vivere la fede.

♦ ACTIO: SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?
Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede di essere vissuta nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.

La mia parte è il Signore:                 Sl 119(118),57.60
ho deciso di osservare le tue parole.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi.

 RALLEGRATI, PIENA DI GRAZIA
Rallégrati, piena di grazia,                                 (Fr. Michel Hubaut)
Madre di tutte le nostre ricerche
di questo Dio imprevisto,
dal tempio dove lo perdi,
al calvario dove appare perduto,
la sua strada ti sembra folle.
Tu sei ognuno di noi che cerca Gesù,
senza capire bene la sua vita e le sue parole.
Tu sei la Madre nelle oscurità della fede,
che custodisce tutti gli avvenimenti nel suo cuore,
indaga e medita tutti i nostri ” perché ”
e si fida dell’avvenire di Dio, suo Signore.
Prega per noi e per tutta l’umanità.


Al mattino: Dal Salmo 63(62)
2    O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
3    Così nel santuario ti ho contemplato,
     guardando la tua potenza e la tua gloria.
4    Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
5    Così ti benedirò per tutta la vita:
     nel tuo nome alzerò le mie mani.
6    Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
7    Quando nel mio letto di te mi ricordo
     e penso a te nelle veglie notturne,
8    a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
9    A te si stringe l’anima mia:
     la tua destra mi sostiene.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
come era nel principio
e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Custodiscimi in questo giorno, Signore                         
Signore, resta con me in questo giorno
e anima le mie azioni, le mie parole e i miei pensieri.
Custodisci i miei piedi perché non passeggino oziosi,
ma mi portino incontro alle necessità degli altri.
Custodisci le mie mani perché non si allunghino per fare il male
ma sempre per abbracciare e aiutare.
Custodisci la mia bocca perché non dica cose false e vane
e non parli male del prossimo,
ma sempre sia pronta a incoraggiare tutti
e benedire te, Signore della vita.
Custodisci il mio udito perché non perda tempo
ad ascoltare parole vuote e falsità,
ma sia sempre pronto ad accogliere
il tuo misterioso messaggio
per compiere, anche oggi, la tua volontà.


Prima dei pasti
Signore, tu stai alla porta e bussi:
fa’ che ascoltiamo la tua voce
e che ti apriamo la porta delle nostre case e dei nostri cuori.
Siedi a tavola con noi, infondi gioia, pace e benedizione.
Grazie dei tuoi doni: insegnaci a condividerli con generosità. Amen.


ALLA SERA: Salmo 91(90)
1    Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
2    Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
     mio Dio in cui confido».
3    Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4    Ti coprirà con le sue penne,
     sotto le sue ali troverai rifugio;
     la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
5    Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
6    la peste che vaga nelle tenebre,
     lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
7    Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire.
8    Basterà che tu apra gli occhi
     e vedrai la ricompensa dei malvagi!
9    «Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!».
Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora:
10   non ti potrà colpire la sventura,
     nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11   Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.
12   Sulle mani essi ti porteranno,
     perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
13   Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.
14   «Lo libererò, perché a me si è legato,
     lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
15   Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso.
16   Lo sazierò di lunghi giorni
     e gli farò vedere la mia salvezza».

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
come era nel principio
e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.