LA MISERICORDIA NELL’ISLAM | «Non crederete finché non sarete misericordiosi»

di Mohamed Bamoshmoosh*

hqdefaultCon quest’ultimo giubileo straordinario Papa Francesco non ha voluto solo far riflettere la comunità cattolica sul significato della misericordia, ma ha anche cercato di far vibrare le corde delle anime dell’umanità intera. Ulteriore prova è il gradito invito che la Chiesa fiorentina ha rivolto alla Comunità islamica locale per interpellarla sulla misericordia nell’Islam e condividere tali riflessioni con i propri fedeli.
Vorrei prima di tutto sottolineare che quanto i nostri fratelli cristiani vanno dicendo in queste settimane a proposito della misericordia è pienamente condivisibile dato che le radici religiose dei due credi sono identiche. Anzi, ci sentiamo interpellati a rispondere a questo Giubileo perché crediamo negli stessi principi che sono universali per il bene di tutti gli esseri umani.
Ad Allàh piace essere invocato con i Suoi Sublimi Epiteti che, secondo la tradizione islamica, sono novantanove. Dopo quello di Allàh, il più importante e appartenente esclusivamente a Lui, è “Il sommamente Misericordioso”. Con quest’appellativo ogni musulmano prega l’Onnipotente durante i cinque riti di adorazione quotidiani obbligatori per complessivamente diciassette genuflessioni (ràk‘ah). In ogni ràk‘ah Allàh viene nominato come “Il sommamente Misericordioso” più volte. Infatti, quest’Appellativo si trova nell’invocazione rituale con cui s’inizia la preghiera e nei primi versi della seconda sura del Corano (Al-Fatiha – l’Apriente) che viene recitata in ogni ràk‘ah. Se poi il fedele musulmano esegue i riti supererogatori, tale numero aumenta notevolmente. Nominare Iddio per il musulmano equivale a invocarLo e nella fattispecie a chiederGli di mettere in atto una delle Sue qualità di cui maggiormente abbiamo bisogno sia nella nostra vita quotidiana che nel Giorno del Giudizio: la Sua misericordia. È solo nella misericordia di Dio che confidiamo per vivere serenamente sulla terra ogni giorno per non dire ogni singolo momento. La misericordia di Dio è anche ciò di cui avremo bisogno per meritare la Sua grazia e quindi poter gioire al Suo cospetto nell’eternità. Per questo ambito premio non sarà sufficiente aver condotto una vita devota; questa ricompensa, infatti, potrà essere ottenuta solo grazie alla misericordia divina.
Per spiegarci quanto la misericordia di Dio sia infinita e non limitata come quella degli uomini, il Profeta (pace e benedizione su di lui, pbsl) ha narrato che quando Dio creò l’universo, divise la misericordia in cento parti. Ne fece scendere in terra solo una parte, e in virtù di questa le creature si dimostrano reciproca compassione e gli animali si preoccupano della loro prole. Trattenne presso di Sé le altre novantanove parti che usa e userà per essere misericordioso con le Sue creature.
Per il musulmano un grande segno della Misericordia divina è anche l’invio dei Profeti per guidare l’umanità e indicarle la retta via: il Profeta (pbsl) è appunto definito da Iddio stesso come “Misericordia per i mondi” (Corano 21,107) .
La misericordia di Allàh va di pari passo con la Sua clemenza. Infatti, l’invocazione rituale (al-bàsmalah) recita: “Nel nome di Allàh, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo”. L’Onnipotente è talmente Clemente nei nostri confronti che ci inonda con la Sua misericordia, ma è anche incommensurabilmente Misericordioso che è Il Clemente per antonomasia.  Con questa invocazione il buon musulmano non solo comincia le sue preghiere o la lettura del Corano, ma la pronuncia prima di compiere qualsiasi azione: bisogna recitare la “al-bàsmalah” prima di mangiare, di bere, di uscire da casa, di lavorare e di iniziare qualsiasi azione fisica o intellettuale. Solo così si può dimostrare la nostra ”nìya” ovvero la nostra intenzione di voler dedicare ogni nostra opera per compiacere esclusivamente Dio e contemporaneamente chiederGli di elargirci la Sua benedizione e approvazione. L’etimologia dei due termini clemenza e misericordia in arabo deriva da una radice comune riconducibile a quella del grembo materno, il luogo dove ognuno di noi è cresciuto protetto e avvolto dall’amore. La misericordia e la clemenza di Dio sono quindi inscindibilmente legate all’Amore che Egli ha nei confronti del Suo creato. Quest’amore è talmente immenso che avvolge la nostra esistenza prima ancora della nostra nascita e ci accompagnerà oltre la nostra morte terrena.
Secondo i sapienti islamici Dio ha scelto questi due Nomi divini che ci fa ripetere giorno e notte per dirci che prima di soffermarci sugli altri Appellativi dobbiamo comprendere che la Sua clemenza e? infinita e che il legame che ci unisce a Lui e quello dell’amore e della misericordia.
In molti versi del Corano l’uomo è incoraggiato a non disperare mai dell’amore e della misericordia di Dio proprio in virtù del fatto che Egli perdona i peccati in quanto è Il Perdonatore, Il Clemente, Il sommamente Misericordioso.
Questo concetto di amore divino legato alla misericordia lo troviamo anche in un episodio della vita del Profeta (pbsl) quando un giorno, mentre era con alcuni Compagni, vide una donna sul cui volto si notava una grande disperazione e dal suo comportamento si capiva che aveva smarrito qualcosa di molto importante.
A un certo punto il viso della donna s’illuminò di gioia perché aveva ritrovato ciò che aveva perduto, il suo piccolo figlio, e, stringendolo tra le braccia se lo portò al petto. Il Profeta (pbsl) rivolgendosi ai suoi Compagni disse: “Quella donna – secondo voi – getterebbe il suo bambino nel fuoco?”. I Compagni risposero all’unisono: “No, di certo!”. Allora il Profeta (pbsl) disse: “Allàh è infinitamente più misericordioso nei confronti dei Suoi adoratori che costei nei confronti del suo bambino”.
Si può pertanto concludere che la misericordia divina verso l’uomo è immensa.
La riflessione sulla misericordia sollecitata da Papa Francesco vuole tuttavia andare oltre e interpellarci sul fatto che l’uomo non vive in un eremo a pregare da solo. Nella sua vita quotidiana l’uomo dovrebbe rispecchiare il suo credo con il suo comportamento nei confronti dei suoi simili e verso il mondo che lo circonda.
In definitiva solo così potrà dimostrare di aver assimilato il proprio credo fornendo la prova provata della sincerità della propria fede.
Ad Allàh piace che gli uomini Lo imitino nella vita reale con le loro azioni fra sé e con il creato operando nella fattispecie con misericordia e clemenza.
Prendendo Dio come modello e avendo ricevuto la grazia di conoscere i Suoi Sublimi Nomi, il credente dovrebbe avere un cuore clemente e misericordioso, compassionevole e sensibile alla sofferenza sia delle creature umane che non. Solo da un cuore che contiene misericordia (ràhmah) che possono nascere veri sentimenti di filantropia, azioni volte ad aiutare i bisognosi, i poveri e i più deboli divenendo così sorgente di bene, di giustizia e di pace per coloro che lo circondano. Laddove il credente non fosse in grado di aiutare il prossimo fisicamente e materialmente dovrebbe almeno cercare di supplire con l’assistenza spirituale, con la buona parola e con la preghiera.
Parafrasando un detto del Profeta (pbsl) si legge: “Abbiate misericordia nei confronti di chi cammina sulla terra, se volete che Chi siede in cielo abbia misericordia nei vostri confronti”. La tradizione islamica è esplicita sul fatto che l’esercizio della misericordia da parte del credente non debba limitarsi ai suoi compagni di fede. La misericordia dell’uomo deve comprendere tutte le creature persino quelle non umane la cui sopravvivenza spesso dipende da lui e alla natura che gli è stata concessa da Dio e di cui deve considerarsi responsabile.
D’altra parte nessun uomo deve arrogarsi il potere di limitare la misericordia divina ed erigersi a giudice supremo per condannare i suoi simili quando le porte del Misericordioso sono invece sempre aperte. Parafrasando un detto del Profeta (pbsl): “Dio tende la Sua Mano la notte perché si penta chi ha peccato di giorno e tende la Sua Mano il giorno perché si penta chi ha peccato di notte, e ciò fino al Giorno della Resurrezione”.
Concludo questa mia riflessione con altri due episodi della vita del Profeta (pbsl). Nel primo un uomo gli disse: “O Messaggero di Allàh, io sono misericordioso verso la pecora e per cui non sono capace di macellarla”. E il Profeta (pbsl) rispose: “Questo tuo sentimento di misericordia è un dono di Allàh”. Nell’altro detto il Profeta (pbsl) disse ai suoi Compagni: “Non crederete finché non sarete misericordiosi”.
Pertanto beati i misericordiosi!

*Comunità Islamica di Firenze