Esercizi spirituali nel quotidiano 2021 – Introduzione

INTRODUZIONE

Gli Esercizi spirituali nel quotidiano sono ormai una tappa consolidata del nostro cammino diocesano. Anche quest’anno vogliamo vivere insieme un tempo comune di meditazione e preghiera per affidare al Signore e alla sua misericordia il nuovo anno liturgico con il cammino sinodale delle Chiese in Italia, la fase sinodale diocesana del Sinodo 2021-2023 e, dopo la sospensione dovuta alla pandemia, la ripresa del cammino sinodale diocesano.

«Aprendo questo percorso sinodale – ha detto papa Francesco – iniziamo con il chiederci tutti, Papa, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, sorelle e fratelli laici: noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del “non serve” o del “si è sempre fatto così”? Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù che, come con il giovane ricco, è disponibile all’incontro. (…) Gesù non andava di fretta, non guardava l’orologio per finire presto l’incontro. Era sempre al servizio della persona che incontrava, per ascoltarla. Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro». Per fare questo è necessario prima di tutto incontrare il Signore, in particolare nell’adorazione, «questa preghiera che noi trascuriamo tanto: adorare, dare spazio all’adorazione, a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa».

In questi giorni vogliamo, dunque, prendere un tempo particolare di preghiera, di meditazione e di adorazione, personalmente e insieme, chiedendo allo Spirito di aiutarci a entrare sempre più in questo cammino sinodale, “un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito”.

Questo è il percorso proposto: In ascolto dello Spirito (At 10,1-11,18)

 Martedì 23 novembre           At 10,1-23
   Alzati, scendi e va’ con loro senza esitare
Il coraggio di mettersi in cammino

Mercoledì 24 novembre          At 10,24-43
   Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo
   Il coraggio di incontrare l’altro

Giovedì 25 novembre At 10,44-48
   Si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo
   Il coraggio di cogliere i segni dello Spirito

Venerdì 26 novembre At 11,1-18
   Anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!                                                      
   Il coraggio di rinnovarsi

Il percorso degli esercizi spirituali nel quotidiano si conclude con la VEGLIA DI AVVENTO in cattedrale presieduta dal nostro Vescovo (sabato 27 novembre, ore 21.00).


L’ascolto della parola di Dio e la preghiera quotidiana sono cardini della nostra vita spirituale personale e comunitaria.

In questa settimana di esercizi spirituali vogliamo, più di sempre, impegnarci a trovare spazi e occasioni di dialogo con il Signore e di condivisione della nostra esperienza di fede. Siamo tutti invitati a vivere tempi prolungati di preghiera personale, secondo la possibilità di ciascuno, presentando in modo particolare al Signore tutti quelli che soffrono, sia per la pandemia, sia per qualsiasi altro motivo.

Il presente sussidio può essere utilizzato per accompagnare la preghiera personale. Ogni giorno sono proposti sei passi della lectio divina:

Statio:              ci mettiamo alla presenza del Signore e invochiamo il suo Spirito
Lectio:              ascoltiamo il Signore che ci parla attraverso la Scrittura
Meditatio:         leggiamo e rileggiamo la Scrittura perché la Parola risuoni nel nostro cuore
Oratio:              preghiamo il Signore che ci ha parlato e rispondiamo alla sua Parola
Contemplatio:      cerchiamo di vedere tutto e tutti con gli “occhi di Dio”
Actio:                facciamo nostra la Parola, vivendola giorno per giorno.

Per ciascun giorno sono proposti:

  • la preghiera allo Spirito Santo proposta per il cammino sinodale del Sinodo 2021-2023 (versione semplificata della preghiera attribuita a sant’Isidoro di Siviglia e usata nei Concili, nei Sinodi e in altre riunioni ecclesiali, qui rivista)
  • il testo biblico proposto;
  • una riflessione sul testo;
  • una riflessione di papa Francesco sul cammino sinodale;
  • una preghiera conclusiva.

Ogni giorno prendiamo il tempo di accostarci alla parola di Dio, in modo da farla nostra perché risuoni nel nostro cuore durante tutta la giornata:

– fissiamo un tempo e un luogo opportuno;
– invochiamo lo Spirito Santo;
– leggiamo lentamente il testo una prima volta;
– rileggiamo il testo una seconda volta sottolineando ciò che ci colpisce;
– chiediamoci: cosa dice il testo? cosa dice a me?
– scriviamo una preghiera, un pensiero, un’immagine che il testo suggerisce;
– chiediamo al Signore di aiutarci a discernere come posso vivere oggi concretamente la Parola che ho ascoltato.

Il sussidio proposto è uno strumento che può essere utile per accompagnare questo percorso.

Se possibile, condividiamo in famiglia, in piccoli gruppi (anche on-line) il frutto di questi giorni, nella certezza che insieme il cammino è più ricco e che tutti abbiamo qualcosa da donare e da ricevere dai fratelli.


MOMENTO DI RIFLESSIONE PER L’INIZIO DEL PERCORSO SINODALE
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO, Aula Nuova del Sinodo – Sabato, 9 ottobre 2021

 Cari fratelli e sorelle,

grazie per essere qui, all’apertura del Sinodo. Siete venuti da tante strade e Chiese, ciascuno portando nel cuore domande e speranze, e sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento nel nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità. Ribadisco che il Sinodo non è un parlamento, che il Sinodo non è un’indagine sulle opinioni; il Sinodo è un momento ecclesiale, e il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo.

Viviamo questo Sinodo nello spirito della preghiera che Gesù ha rivolto accoratamente al Padre per i suoi: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare, come scriveva San Cipriano: «Dobbiamo mantenere e rivendicare con fermezza quest’unità, soprattutto noi Vescovi che presidiamo nella Chiesa, per dar prova che anche lo stesso episcopato è uno solo e indiviso» (De Ecclesiae Catholicae Unitate, 5). Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito.

Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunionepartecipazionemissione. Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5). Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra. Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – «le linee maestre, enunciate dal Concilio». Commemorandone l’apertura, affermò infatti che le linee generali erano state «la comunione, cioè la coesione e la pienezza interiore, nella grazia, nella verità, nella collaborazione […] e la missione, cioè l’impegno apostolico verso il mondo contemporaneo» (Angelus, 11 ottobre 1970), che non è proselitismo.

Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia: da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio. E aggiungeva: «Conviene sommamente che nella Chiesa si celebrino Sinodi ordinari e, all’occorrenza, anche straordinari» i quali, per portare frutto, devono essere ben preparati: «occorre cioè che nelle Chiese locali si lavori alla loro preparazione con partecipazione di tutti» (Discorso a conclusione della II Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985). Ecco dunque la terza parola, partecipazione. Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno. Vorrei dire che celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera.

E questo non per esigenze di stile, ma di fede. La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. Come afferma l’Apostolo Paolo, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile! Tutti battezzati, questa è la carta d’identità: il Battesimo.

Il Sinodo, proprio mentre ci offre una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, non è esente da alcuni rischi. Ne cito tre. Il primo è quello del formalismo. Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro. Invece il Sinodo è un percorso di effettivo discernimento spirituale, che non intraprendiamo per dare una bella immagine di noi stessi, ma per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia. Dunque, se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici. Perché sottolineo questo? Perché a volte c’è qualche elitismo nell’ordine presbiterale che lo fa staccare dai laici; e il prete diventa alla fine il “padrone della baracca” e non il pastore di tutta una Chiesa che sta andando avanti. Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via.

Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo – l’astrazione, la realtà va lì e noi con le nostre riflessioni andiamo da un’altra parte –: far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”, dove si procede in modo superficiale e mondano, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche e staccandosi dalla realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo.

Infine, ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome «si è sempre fatto così» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 33) – questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è sempre fatto così” –, è meglio non cambiare. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr Mt 9,16). Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione.

Viviamo dunque questa occasione di incontro, ascolto e riflessione come un tempo di grazia, fratelli e sorelle, un tempo di grazia che, nella gioia del Vangelo, ci permetta di cogliere almeno tre opportunità. La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare. Il Sinodo ci offre poi l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare lo Spirito nell’adorazione e nella preghiera. Quanto ci manca oggi la preghiera di adorazione! Tanti hanno perso non solo l’abitudine, anche la nozione di che cosa significa adorare. Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede nelle diverse zone del mondo, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale, sui segnali che provengono dalle realtà locali. Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio sempre ha operato così. Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore. E questo non solo a parole, ma con la presenza, così che si stabiliscano maggiori legami di amicizia con la società e il mondo: una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio. Non dimentichiamo lo stile di Dio che ci deve aiutare: vicinanza, compassione e tenerezza.

Cari fratelli e sorelle, sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali. Il padre Congar, di santa memoria, ricordava: «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa» (Vera e falsa riforma nella Chiesa, Milano 1994, 193). E questa è la sfida. Per una “Chiesa diversa”, aperta alla novità che Dio le vuole suggerire, invochiamo con più forza e frequenza lo Spirito e mettiamoci con umiltà in suo ascolto, camminando insieme, come Lui, creatore della comunione e della missione, desidera, cioè con docilità e coraggio.

Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire. Vieni tra noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili. Vieni, Spirito Santo d’amore, apri i nostri cuori all’ascolto. Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio. Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra. Amen.


All’inizio degli esercizi, decidiamo di metterci in cammino alla luce della Parola del Signore. Ogni giorno con fiducia, mettendo tutta la nostra vita nelle mani del Signore, preghiamo:

Al mattino: Dal Salmo 63(62)
2    O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
3    Così nel santuario ti ho contemplato,
     guardando la tua potenza e la tua gloria.
4    Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
5    Così ti benedirò per tutta la vita:
     nel tuo nome alzerò le mie mani.
6    Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
7    Quando nel mio letto di te mi ricordo
     e penso a te nelle veglie notturne,
8    a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
9    A te si stringe l’anima mia:
     la tua destra mi sostiene.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
come era nel principio
e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Custodiscimi in questo giorno, Signore                         
Signore, resta con me in questo giorno
e anima le mie azioni, le mie parole e i miei pensieri.
Custodisci i miei piedi perché non passeggino oziosi,
ma mi portino incontro alle necessità degli altri.
Custodisci le mie mani perché non si allunghino per fare il male
ma sempre per abbracciare e aiutare.
Custodisci la mia bocca perché non dica cose false e vane
e non parli male del prossimo,
ma sempre sia pronta a incoraggiare tutti
e benedire te, Signore della vita.
Custodisci il mio udito perché non perda tempo
ad ascoltare parole vuote e falsità,
ma sia sempre pronto ad accogliere
il tuo misterioso messaggio
per compiere, anche oggi, la tua volontà.


Prima dei pasti
Signore, tu stai alla porta e bussi:
fa’ che ascoltiamo la tua voce
e che ti apriamo la porta delle nostre case e dei nostri cuori.
Siedi a tavola con noi, infondi gioia, pace e benedizione.
Grazie dei tuoi doni: insegnaci a condividerli con generosità. Amen.


ALLA SERA: Salmo 91(90)
1    Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
2    Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
     mio Dio in cui confido».
3    Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4    Ti coprirà con le sue penne,
     sotto le sue ali troverai rifugio;
     la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
5    Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
6    la peste che vaga nelle tenebre,
     lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
7    Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire.
8    Basterà che tu apra gli occhi
     e vedrai la ricompensa dei malvagi!
9    «Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!».
Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora:
10   non ti potrà colpire la sventura,
     nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11   Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.
12   Sulle mani essi ti porteranno,
     perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
13   Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.
14   «Lo libererò, perché a me si è legato,
     lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
15   Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso.
16   Lo sazierò di lunghi giorni
     e gli farò vedere la mia salvezza».

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
come era nel principio
e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Sub tuum praesidium
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.