Mercoledì 25/11/15 – La pecora e la dracma perdute e ritrovate

Mercoledì 25 novembre
LA PECORA E LA DRACMA PERDUTE E RITROVATE
La gioia di cercare e di trovare

 

 

STATIO:
IN SILENZIO,
METTIAMOCI ALLA PRESENZA DEL SIGNORE

Invochiamo lo Spirito Santo
(Alfonso Maria de’ Liguori, † 1787)

Spirito Santo,
tu sei fuoco: accendi in me il fuoco del tuo amore.
Tu sei luce: illuminami,
fammi conoscere le realtà eterne.
Tu sei colomba: donami un agire puro.
Tu sei lingua: insegnami a lodarti continuamente.
Tu sei nube: avvolgimi nell’ombra della tua protezione.

Dammi vita con la grazia,
santificami con la tua carità,
dirigimi con la tua sapienza,
nella tua bontà adottami come figlio
e salvami nella tua misericordia.
Amen

LECTIO:    
PARLA, SIGNORE,
IL TUO SERVO TI ASCOLTA!

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia, attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.        Sl 130[129],5-6] Apri il mio cuore, Signore, alla tua parola di salvezza!

DAL VANGELO SECONDO LUCA  (15,1-10)
1Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

BREVE COMMENTO AL TESTO
Una falsa idea di Dio
Il testo del capitolo 15 di Luca contiene le celebri tre parabole della misericordia; ci fermiamo qui sulle prime due (15,1-10), quella della pecora smarrita e quella della dramma perduta. Ma per comprenderle bene, non dobbiamo passare sopra l’introduzione: Luca osserva infatti, proprio all’inizio del capitolo, che «si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”» (Lc 15,1-2). Si tratta del tipico atteggiamento di chi non ha una giusta idea di Dio, di chi considera Dio come un essere vendicativo, permaloso, persino irritabile. In realtà, dietro le mormorazioni dei farisei e degli scribi, degli uomini religiosi del tempo, fa capolino una nostra radicale insicurezza. Dipingendo Dio come un Dio severo cerchiamo di far credere a noi stessi che un Dio simile può darci le certezze che in realtà non abbiamo. Ma tutto questo nasce in realtà dalla convinzione che Dio non mi ama davvero, che non mi accetta così come sono. E, rifiutando di amare me stesso, divento anche giudice implacabile nei confronti degli altri.

Un amore personale ed unico
Le parabole raccontate da Gesù intendono rispondere a questo modo errato di concepire Dio, se stessi e quindi gli altri. Tutte e tre le parabole mostrano che c’è qualcosa di perduto (un animale, una cosa, una persona) e che Dio cerca ciò che si è perduto con grande cura e attenzione.
La parabola della pecora smarrita vuole indicare, in particolare, come il Dio del Vangelo vuole la salvezza di ogni singola persona, anche di una sola persona. Chi sogna una chiesa gloriosa, presente e influente nel mondo, una chiesa che difende idee e valori, tende troppo spesso a trascurare il dramma dei singoli; il recente sinodo sulla famiglia ha messo bene in luce come tale mentalità sia ben lontana dall’essere scomparsa, nella chiesa cattolica. Il pastore della parabola narrata da Luca cerca l’unica pecora smarrita come se in quel momento fosse la sola davvero importante per lui, quella per la quale egli mette in discussione tutta la sua vita, anche di fronte alle altre novantanove. La donna cerca quell’unica moneta come se da essa dipendesse l’intera economia della casa.

Un amore che non si dà per vinto
Il pastore e la donna della parabola sono entrambi immagini di Dio; anche la donna! Un aspetto, questo, in genere trascurato dai lettori; la donna della parabola rappresenta forse così il volto femminile e materno di Dio, non inusuale nelle Scritture. Un Dio al quale non piace perdere, e in particolare un Dio al quale non piace perdere qualcuno dei suoi e dunque lo va a cercare finché non lo trova.

Un amore che è fonte di gioia
Entrambe le parabole, quella della pecora e della dramma, sottolineano poi l’aspetto della gioia del ritrovamento, che è presente anche nel banchetto fatto dal padre al ritorno del figlio, nella parabola successiva. Quando il pastore ritrova la pecora «se la mette in spalla tutto contento e torna a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta» (15, 5-6). Anche la donna, una volta ritrovata la moneta, «chiama le amiche e le vicine» e dice loro «rallegratevi con me!»; e tutto per una sola moneta ritrovata (15,9). Che cioè una sola persona ritorni a casa, venga ritrovata e recuperata, è motivo sufficiente per scatenare una gioia che sembra non aver fine. Gesù conclude così la parabola della moneta ritrovata: «Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (15, 10).

Dio trova la sua gioia nel cercare proprio me
In conclusione, ciascuno di noi dovrebbe poter dire, alla luce di queste parabole: Dio trova la sua gioia proprio nel cercarmi, io rappresento qualcosa di molto importante per lui.
Ecco che cosa significa avere un’idea giusta di Dio, al contrario dei farisei e dei pubblicani che aprono il racconto di Luca. La gioia del pastore e della donna protagonisti di questa parabola sono così la gioia di un Dio che risponde con l’amore alle mormorazioni di chi non riesce a comprendere la grandezza della sua misericordia.

DURANTE LA GIORNATA rileggiamo il testo e lasciamolo risuonare nel nostro cuore. Scegliamo un versetto che sentiamo particolarmente importante per noi in questo momento. Ripetiamolo spesso durante la giornata, per farlo nostro e impararlo a memoria. Chiediamo al Signore di modellare sempre più la nostra vita a immagine della sua.

MEDITATIO:
LA PAROLA RISUONI NEI NOSTRI CUORI

LEGGIAMO e rileggiamo la Scrittura
perché la Parola risuoni nel nostro cuore.
Facciamo silenzio perché possiamo ascoltare
quanto il Signore vorrà dire a ciascuno di noi.

ASCOLTIAMO LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
6. «È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». Le parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono». Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso.
“Paziente e misericordioso” è il binomio che ricorre spesso nell’Antico Testamento per descrivere la natura di Dio. Il suo essere misericordioso trova riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza dove la sua bontà prevale sulla punizione e la distruzione. I Salmi, in modo particolare, fanno emergere questa grandezza dell’agire divino: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (103,3-4). In modo ancora più esplicito, un altro Salmo attesta i segni concreti della misericordia: «Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi» (146,7-9). E da ultimo, ecco altre espressioni del Salmista: «[Il Signore] risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. … Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi» (147,3.6). Insomma, la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono.

7. “Eterna è la sua misericordia”: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Salmo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio. In forza della misericordia, tutte le vicende dell’antico testamento sono cariche di un profondo valore salvifico. La misericordia rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza. Ripetere continuamente: “Eterna è la sua misericordia”, come fa il Salmo, sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore. È come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. Non è un caso che il popolo di Israele abbia voluto inserire questo Salmo, il “Grande hallel” come viene chiamato, nelle feste liturgiche più importanti.
Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l’evangelista Matteo quando dice che «dopo aver cantato l’inno» (26,30), Gesù con i discepoli uscirono verso il monte degli ulivi. Mentre Egli istituiva l’Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente questo atto supremo della Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si sarebbe compiuto sulla croce. Sapere che Gesù stesso ha pregato con questo Salmo, lo rende per noi cristiani ancora più importante e ci impegna ad assumerne il ritornello nella nostra quotidiana  preghiera di lode: “Eterna è la sua misericordia”.    Misericordiae Vultus, 6-7

Preghiamo con l’Inno del Giubileo:
Misericordes sicut Pater!      [Misericordiosi come il Padre]

Rendiamo grazie al Figlio, luce delle genti
in aeternum misericordia eius
ci ha amati con un cuore di carne
in aeternum misericordia eius
da Lui riceviamo, a Lui ci doniamo
in aeternum misericordia eius
il cuore si apra a chi ha fame e sete
in aeternum misericordia eius

ORATIO:
A TE, SIGNORE, SALE LA MIA PREGHIERA!

Preghiamo con la preghiera del Giubileo della misericordia
Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore
liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;
l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza
soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te,
suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri
fossero anch’essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione
per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore:
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro
si senta atteso, amato e perdonato da Dio.
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia
sia un anno di grazia del Signore
e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo
possa portare ai poveri il lieto messaggio
proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà
e ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria, Madre della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen

CONTEMPLATIO:
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE,
PER CONTEMPLARE LE TUE MERAVIGLIE!

Chiediamo con umiltà al Signore un cuore puro,
capace di vedere tutto e tutti con gli occhi di Dio.

Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome per sempre,
perché grande con me è la tua misericordia:
hai liberato la mia vita!                     Sl 86(85),12-13

ACTIO:
SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?

Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.
La Parola ci chiede ora di essere vissuta
nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI.

La mia parte è il Signore:          Sl 119(118),57.60
ho deciso di osservare le tue parole.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi.