LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE | Lenire le sofferenze dello spirito

chagallLe opere di misericordia spirituale rivestono una speciale importanza, perché i loro frutti benefici sono meno appariscenti e quindi forse meno apprezzati, ma non per questo meno necessari, anzi, urgenti. Non è che l’uomo abbia meno bisogni sul piano spirituale che su quello materiale, spesso le sofferenze dello spirito sono più gravi e dolorose di quelle materiali.
A proposito delle opere di misericordia spirituale, dunque,  il S. Padre afferma: Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. (Misericordiae vultus, 15)
Meditiamo allora sinteticamente su queste sette modalità di attuare la misericordia spirituale.

ISTRUIRE GLI IGNORANTI

La più grande carità e quindi la più grande misericordia è quella della sapienza. Sapienza viene da “sapore”. Se l’uomo non conosce il sapore, il senso, il perché della sua vita, questo tipo di ignoranza lo porta alla morte, in tutti i sensi. Un uomo che sa tutto sui mezzi e non sa nulla sui fini è in definitiva disperato. Un uomo che sa tutto sul “come delle cose, ma ne ignora il “perché” è uno che ignora le uniche cose che contano nella vita. Affiancare i nostri fratelli uomini, condividere con loro la ricerca del significato della vita, la scoperta della verità che ci fa liberi, (Gv 8,32), questa è l’opera più grande che contiene in sé il segreto della salvezza totale della persona. Per realizzare questa opera di misericordia non occorrono né lauree né diplomi, non sono necessari studi eruditi, occorre solo la testimonianza di uomini e donne che nell’incontro con Gesù hanno sperimentato che la vita vale la pena di essere vissuta, perché Lui, Gesù, è “il sale della terra e la luce del mondo”. (Mt 5,13-14)

CONSIGLIARE I DUBBIOSI

Oggi viviamo in una società che del dubbio ha fatto quasi un dogma. E’ vero che il dubbio non è sempre segno negativo, è vero che solo i superficiali e gli stolti non hanno mai dubbi, è vero che il dubbio può essere anche segno di una ricerca seria e onesta, ma è anche vero che costruire la nostra vita, la nostra società, sul dubbio elevato a unica certezza, ci rende angosciati e disperati. Allora la nostra misericordia sta nell’offrire a coloro che vivono e soffrono l’incertezza del dubbio, la luce della Verità che non vuol dire imposizione di un’ideologia, ma comunicazione rispettosa e gratuita di un’esperienza viva e positiva. Come diceva un grande educatore: “Se il cristianesimo è illusione e l’ateismo realtà, come mai chi segue l’illusione è sereno e riesce sempre ad affrontare la vita, anche quando è nella sofferenza, mentre chi sta nella realtà è angosciato e finisce sempre con lo smarrirsi? Come mai chi sta nell’illusione risolve il problema della vita e chi sta nella verità fallisce? È ragionevole tutto questo? È ragionevole che con una ‘chiave’ sbagliata si riesca ad aprire una porta e con una giusta  non si riesca?”

AMMONIRE I PECCATORI

Saremmo tentati di evitare questa ammonizione. Ci sembra quasi umiltà evitarla e ci sembra quasi presunzione ardire di ammonire o di correggere i peccatori. La Chiesa, esperta in umanità, che conosce la nostra natura umana ferita e fragile, ci spinge invece alla misericordia della correzione. È difficile, correggere, richiamare, ammonire; è più facile, dopo tutto, lasciarsi correggere, ma proprio per questo ammonire, correggere chi sbaglia è una grande opera di misericordia. Se un fratello mi aiuta a distinguere il bene dal male, la luce dalle tenebre, l’amore dall’egoismo, questi mi fa il regalo più grande. Egli è davvero autorevole per me, cioè, come dice la parola, (“auctoritas” da “augere”, aumentare) mi fa aumentare, mi fa crescere, mi aiuta a diventare più uomo. Correggere è rischioso, ma sottrarsi a questo rischio per amore di quieto vivere è vigliaccheria.

CONSOLARE GLI AFFLITTI

La gioia è una merce sempre più rara nel nostro mondo, specialmente occidentale. E’ paradossale: più aumentano il benessere, il progresso, le tecnologie, anche le più sofisticate, più aumentano le nevrosi, le tensioni, i conflitti, le afflizioni di ogni tipo. Abbiamo il compito di esercitare un giudizio sulla realtà che ci circonda per individuare le cause di questa contraddizione e riconoscere che l’uomo non si salva da sé, non è autosufficiente. Forse la causa prima di questa afflizione è proprio questa solitudine assoluta, metafisica, questa assurdità di una realtà incapace di convincerci della sua solidità e consistenza, Questa specie di sabbie mobili in cui i nostri piedi sembrano affondare, rende la nostra vita senza speranza e senza gusto. Chi ha incontrato il “Logos”, il “Verbo”, la Ragione creatrice che spiega la vita, che rende ragionevole il mondo e l’esistenza, ha la possibilità di consolare veramente ed efficacemente chiunque, da qualunque afflizione sia colpito.

PERDONARE LE OFFESE

Il perdono è, sul piano umano, un dono che sa di eroismo. La misericordia di Dio è il modello e la fonte del nostro perdono. Dio non aspetta neppure il nostro pentimento, non condiziona il suo perdono ad esso, riversa su di noi la sua misericordia a prescindere dai nostri meriti, la sua è una misericordia preventiva.  Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: “Eccomi, eccomi” a gente che non invocava il mio nome. (Is 65,1) Ma anche la croce di Gesù è il segno efficace di questa misericordia preventiva. L’animosità, i conflitti, le gelosie, le divisioni  le troviamo, eccome, anche fra gli apostoli. Alcuni esegeti dicono addirittura che il termine Taddeo riferito a Giuda, non l’Iscariota, vuol dire “animoso”, ma Gesù lo ha scelto lo stesso, come ha scelto gratuitamente Giuda, il traditore, come ha scelto Pietro che lo ha rinnegato, Giacomo e Giovanni che volevano i primi posti, Matteo pubblicano, Tommaso incredulo ecc. Se vogliamo costruire un mondo più umano e più pacifico dobbiamo dare credito a Gesù e seguire il suo modello.

SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE

Non sempre l’uomo è amabile, non sempre noi per primi siamo amabili e stimabili. Tutti noi siamo, prima o poi, persone moleste. Forse sarebbe bene riflettere sul significato bello e positivo del verbo “sopportare” che non significa tollerare a malincuore, ma “sub portare” nel senso di sostenere, “reggere su di sé”. La misericordia di Cristo, insomma, ci chiede di prendere su noi stessi anche le persone che talvolta ci fanno dispiacere.  È quello che ha fatto Gesù con noi. Egli ha preso su di sé i peccati del mondo, come diciamo nella Messa. Dobbiamo dunque, in questo senso, sopportare queste persone e con pazienza. Pazienza viene da “patior” che vuol dire “soffrire”. Sostenere, soffrendo, il peso del fratello, pensando che quella molestia prima di tutto pesa a lui. Il “Christus patiens”, il Cristo sofferente, ancora una volta, è il modello più efficace e più consolante. Lui ha sopportato la mia miseria e io completo in me quello che manca alla passione di Cristo (Col 1,24) prendendo su di me la miseria del mio fratello.

PREGARE DIO PER I VIVI E PER I MORTI

Questa ultima opera di misericordia spirituale potrebbe sembrare la meno efficace, la più astratta per la nostra mentalità moderna ed efficientista. In realtà forse è la più importante perché ci ricorda che l’efficacia viene solo da Dio. È Lui Colui che opera  e opera sempre infallibilmente. Quando dunque noi preghiamo per i vivi e per i defunti mettiamo in campo non le nostre povere forze, ma la forza onnipotente di Dio che è capace di spostare le montagne, di dare la vita ai morti, di trasformare il tempo in eternità, il peccatore in santo. Possiamo riferire alla preghiera le parole con cui S. Gregorio Palamas commenta il Mistero dell’Incarnazione: “Oggi io vedo uguale la gloria del cielo e della terra e vedo tutte le cose di quaggiù elevarsi a gara verso quelle di lassù, mentre quelle, a gara, si abbassano”. E S. Bernardo aggiunge: “Grande degnazione che Dio venga in cerca dell’uomo, grande dignità dell’uomo così cercato”. La preghiera allora diventa la misericordia più grande e più efficace che l’uomo possa offrire al suo fratello perché annulla la distanza fra cielo e terra, fra il visibile e l’Invisibile, fra il tempo e l’Eternità.