Esercizi spirituali nel quotidiano – II giorno

Giovedì dopo le cenerilogo giubileo misericordia
La Chiesa, una madre dal cuore aperto
(EG 48-49)

Invoca lo Spirito Santo

Vieni, Spirito della vita,
vieni in aiuto alla nostra debolezza:
con il tuo sostegno obbediremo con gioia ai comandi del Signore
e cammineremo con fedeltà nelle sue vie. Amen.

Disponi il tuo cuore all’ascolto della Parola, secondo questa massima rabbinica:

Gira e rigira la Parola,
poiché in essa vi è tutto;
contemplala, invecchia e consumati in essa,
ma da essa non ti allontanare,
poiché non vi è per te sorte migliore.
Così sia.

Prega con il salmo della liturgia della parola del giorno (Salmo 1)

Antifona: Beato l’uomo che confida nel Signore

Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.

Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.

Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

Antifona: Beato l’uomo che confida nel Signore

Ascolta l’invito che papa Francesco ci rivolge nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 48-49

Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo», e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli.
Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).

Prendi un tempo di riflessione e preghiera personale
Il Salmo che abbiamo pregato è il primo dei centocinquanta che il libro dei Salmi ci presenta. Ci parla della beatitudine di chi rimane fermo nella meditazione della legge del Signore, ascolta la sua Parola e non perde tempo ad ascoltare le parole degli empi. Chi medita la legge del Signore giorno e notte trova in essa la sua gioia e la sua forza. La meditazione della Parola lo rende fecondo, come un albero carico di frutti. “In un panorama desertico e assolato come quello palestinese un albero verdeggiante e carico di frutti, posto lungo una corrente di acqua viva, diventa un simbolo parlante di gioia, di prosperità e, quindi, di giustizia premiata” (G. Ravasi).  Chiediamo al Signore che la sua Parola penetri nella nostra vita, ci liberi dai pregiudizi, ci doni un cuore grande e ci renda fecondi, attenti ai bisogni dei fratelli, alla loro fame e sete di amore. Solo la sua Parola può saziare i desideri profondi del cuore dell’uomo. Tutti abbiamo fame di questa Parola, nessuno escluso.

Prega in comunione con tutta la chiesa per papa Francesco e secondo le sue intenzioni.

Rinnova la tua professione di fede:
ogni giorno degli esercizi proclamiamo una parte del Simbolo degli Apostoli. Lo facciamo con fede, in comunione con tutta la Chiesa sparsa nel mondo:

Credo in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Preghiamo (Colletta del giovedì dopo le ceneri)
Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto,
perché ogni nostra attività
abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Il Signore ci doni la sua gioia
e ci custodisca nel suo amore. Amen

Ci affidiamo a Maria con la preghiera di papa Francesco (EG 288):

Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.

Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi. Amen.


Per vivere il Tempo di Quaresima:
Quaresima tempo di …  SILENZIO PER ASCOLTARE

Sono tante, forse troppe le parole che ruotano attorno a noi… a tal punto che fatichiamo ad ascoltare e ascoltarci davvero.

“Ascolta Israele” ha detto il Signore al suo popolo e ancora oggi ripete a noi questo invito.

La comunità cristiana è fondamentalmente una comunità che ascolta e si mette perciò nell’umile atteggiamento di chi riconosce di non sapere tutto, di non bastare a se stesso, di essere “povero” alla presenza di Dio e degli altri.

Per ascoltare dobbiamo saper tacere e fare silenzio in noi: solo così possiamo far spazio nel nostro cuore alla parola del Signore per entrare in dialogo con lui.

Il silenzio è l’anima di ogni preghiera; è apertura a Dio, alla comunità, alla profondità del proprio essere: a chi sa tacere e fare silenzio tutto parla, tutto è eloquente.

Le parole che davvero contano sono come il seme buono che cade nella terra: in segreto, nel silenzio della terra, germina e matura.
Così il silenzio interiore è condizione perché la Parola possa germogliare nei nostri cuori e portare frutto.

In questo tempo di quaresima il Signore ci invita a rientrare in noi stessi, a essere attenti alla voce del Signore, a stare in “silenzio, alla sua presenza, perché il giorno del Signore è vicino” (Sof 1,7).

“Parla perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,10).
Grazie, perché ci porti con te sulla montagna dove tu ti riveli a noi nella gloria. Alla tua presenza noi impariamo a contemplarti, ad ascoltarti, ad ascoltarci e le nostre vite si trasfigurano in te.

“Tacere di sé è umiltà
tacere i difetti altrui è carità
tacere parole inutili è penitenza
tacere a tempo e a luogo è prudenza
tacere nel dolore è eroismo.

Saper parlare è un vanto di molti
Saper tacere è una saggezza di pochi
Saper ascoltare una generosità di pochissimi”.

San Giovanni della Croce