Esercizi spirituali nel quotidiano

RENDIMI LA GIOIA DELLA TUA SALVEZZA (Sl 50,12)logo giubileo misericordia
Esercizi spirituali nel quotidiano Quaresima 2016
Anno giubilare della Misericordia

“Non perdiamo questo tempo di Quaresima
favorevole alla conversione!”.

Così conclude papa Francesco il suo messaggio per la quaresima di quest’anno.
Rispondendo a questo invito, in questo anno giubilare della misericordia, siamo tutti invitati a iniziare la quaresima con un tempo di Esercizi spirituali nel quotidiano, da domani mercoledì 10 febbraio (mercoledì delle ceneri) a domenica 14 febbraio (I domenica di quaresima).

Ci accompagneranno in questo cammino di preghiera e di riflessione alcuni passi dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco.

Questo è il percorso proposto:
Rendimi la gioia della tua salvezza (Sl 50,12)

•    Mercoledì 10 febbraio – Mercoledì delle ceneri
Gioia che si rinnova e di comunica (EG 3)
•    Giovedì 11 febbraio
La Chiesa, una madre dal cuore aperto (EG 48-49)
•    Venerdì 12 febbraio
L’incontro personale con l’amore di Gesù che ci salva (EG 264)
•    Sabato 13 febbraio
L’azione misteriosa del Risorto e del suo Spirito (EG 278)
•    Domenica 14 febbraio – I domenica di quaresima
Celebrazione eucaristica in Cattedrale con Memoria del Battesimo e Rito di elezione dei catecumeni

Il presente sussidio è disponibile nel sito all’indirizzo: www.diocesifirenze.it
Con l’augurio che questa iniziativa porti frutti abbondanti di gioia e di crescita nell’amore per il Signore e per la sua Parola,

            Ufficio Liturgico Diocesano

ALL’INIZIO DEGLI ESERCIZI,
decidiamo di metterci in cammino alla luce della parola del Signore, insieme ai fratelli della nostra comunità e della nostra diocesi. Ogni giorno affidiamoci al Signore e cantiamo il suo amore misericordioso con le parole del Salmo 136 (135), il Grande hallel, che Gesù stesso ha pregato prima della sua passione, come scrive papa Francesco:

“Eterna è la sua misericordia”: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Salmo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio. In forza della misericordia, tutte le vicende dell’antico testamento sono cariche di un profondo valore salvifico. La misericordia rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza. Ripetere continuamente: “Eterna è la sua misericordia”, come fa il Salmo, sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore. È come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. Non è un caso che il popolo di Israele abbia voluto inserire questo Salmo, il “Grande hallel ” come viene chiamato, nelle feste liturgiche più importanti.
Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l’evangelista Matteo quando dice che « dopo aver cantato l’inno » (26,30), Gesù con i discepoli uscirono verso il monte degli ulivi. Mentre Egli istituiva l’Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente questo atto supremo della Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si sarebbe compiuto sulla croce. Sapere che Gesù stesso ha pregato con questo Salmo, lo rende per noi cristiani ancora più importante e ci impegna ad assumerne il ritornello nella nostra quotidiana  preghiera di lode: “Eterna è la sua misericordia”. (MV 7)

AL MATTINO              dal Salmo 136(135)

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Dio degli dèi,
perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Signore dei signori,
perché il suo amore è per sempre.

Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,
perché il suo amore è per sempre.

Ha creato i cieli con sapienza,
perché il suo amore è per sempre.

a disteso la terra sulle acque,
perché il suo amore è per sempre.

Ha fatto le grandi luci,
perché il suo amore è per sempre.

Il sole, per governare il giorno,
perché il suo amore è per sempre.

La luna e le stelle, per governare la notte,
perché il suo amore è per sempre.

Colpì l’Egitto nei suoi primogeniti,
perché il suo amore è per sempre.

Da quella terra fece uscire Israele,
perché il suo amore è per sempre.

Con mano potente e braccio teso,
perché il suo amore è per sempre.

Divise il Mar Rosso in due parti,
perché il suo amore è per sempre.

In mezzo fece passare Israele,
perché il suo amore è per sempre.

Vi travolse il faraone e il suo esercito,
perché il suo amore è per sempre.

Guidò il suo popolo nel deserto,
perché il suo amore è per sempre.

Diede in eredità la loro terra,
perché il suo amore è per sempre.

In eredità a Israele suo servo,
perché il suo amore è per sempre.

Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,
perché il suo amore è per sempre.

Ci ha liberati dai nostri avversari,
perché il suo amore è per sempre.

Egli dà il cibo a ogni vivente,
perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Dio del cielo,
perché il suo amore è per sempre.

ALLA SERA           Salmo 134(133)

Ecco, benedite il Signore,
voi tutti, servi del Signore;
voi che state nella casa del Signore
durante la notte.

Alzate le mani verso il santuario
e benedite il Signore.

Il Signore ti benedica da Sion:
egli ha fatto cielo e terra.

Sub tuum praesidium

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

In questi quattro giorni di esercizi e lungo tutta la quaresima possiamo leggere e meditare il

MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2016 – “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13).

Le opere di misericordia nel cammino giubilare

1. Maria, icona di una Chiesa che evangelizza perché evangelizzata

Nella Bolla d’indizione del Giubileo ho rivolto l’invito affinché «la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio» (Misericordiae Vultus, 17). Con il richiamo all’ascolto della Parola di Dio ed all’iniziativa «24 ore per il Signore» ho voluto sottolineare il primato dell’ascolto orante della Parola, in specie quella profetica. La misericordia di Dio è infatti un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona. È per questo che nel tempo della Quaresima invierò i Missionari della Misericordia perché siano per tutti un segno concreto della vicinanza e del perdono di Dio.

Per aver accolto la Buona Notizia a lei rivolta dall’arcangelo Gabriele, Maria, nel Magnificat, canta profeticamente la misericordia con cui Dio l’ha prescelta. La Vergine di Nazaret, promessa sposa di Giuseppe, diventa così l’icona perfetta della Chiesa che evangelizza perché è stata ed è continuamente evangelizzata per opera dello Spirito Santo, che ha fecondato il suo grembo verginale. Nella tradizione profetica, la misericordia ha infatti strettamente a che fare, già a livello etimologico, proprio con le viscere materne (rahamim) e anche con una bontà generosa, fedele e compassionevole (hesed), che si esercita all’interno delle relazioni coniugali e parentali.

2. L’alleanza di Dio con gli uomini: una storia di misericordia

Il mistero della misericordia divina si svela nel corso della storia dell’alleanza tra Dio e il suo popolo Israele. Dio, infatti, si mostra sempre ricco di misericordia, pronto in ogni circostanza a riversare sul suo popolo una tenerezza e una compassione viscerali, soprattutto nei momenti più drammatici quando l’infedeltà spezza il legame del Patto e l’alleanza richiede di essere ratificata in modo più stabile nella giustizia e nella verità. Siamo qui di fronte ad un vero e proprio dramma d’amore, nel quale Dio gioca il ruolo di padre e di marito tradito, mentre Israele gioca quello di figlio/figlia e di sposa infedeli. Sono proprio le immagini familiari – come nel caso di Osea (cfr Os 1-2) – ad esprimere fino a che punto Dio voglia legarsi al suo popolo.

Questo dramma d’amore raggiunge il suo vertice nel Figlio fatto uomo. In Lui Dio riversa la sua misericordia senza limiti fino al punto da farne la «Misericordia incarnata» (MV 8). In quanto uomo, Gesù di Nazaret è infatti figlio di Israele a tutti gli effetti. E lo è al punto da incarnare quel perfetto ascolto di Dio richiesto ad ogni ebreo dallo Shemà, ancora oggi cuore dell’alleanza di Dio con Israele: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,4-5). Il Figlio di Dio è lo Sposo che fa di tutto per guadagnare l’amore della sua Sposa, alla quale lo lega il suo amore incondizionato che diventa visibile nelle nozze eterne con lei.

Questo è il cuore pulsante del kerygma apostolico, nel quale la misericordia divina ha un posto centrale e fondamentale. Esso è «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 36), quel primo annuncio che «si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi» (EG 164). La Misericordia allora «esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere» (MV 21), ristabilendo proprio così la relazione con Lui. E in Gesù crocifisso Dio arriva fino a voler raggiungere il peccatore nella sua più estrema lontananza, proprio là dove egli si è perduto ed allontanato da Lui. E questo lo fa nella speranza di poter così finalmente intenerire il cuore indurito della sua Sposa.

3. Le opere di misericordia

La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta capace di misericordia. È un miracolo sempre nuovo che la misericordia divina si possa irradiare nella vita di ciascuno di noi, motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle che la tradizione della Chiesa chiama le opere di misericordia corporale e spirituale. Esse ci ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo. Perciò ho auspicato «che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporali e spirituali. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina» (MV 15). Nel povero, infatti, la carne di Cristo «diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura» (MV 15). Inaudito e scandaloso mistero del prolungarsi nella storia della sofferenza dell’Agnello Innocente, roveto ardente di amore gratuito davanti al quale ci si può come Mosè solo togliere i sandali (cfr Es 3,5); ancor più quando il povero è il fratello o la sorella in Cristo che soffrono a causa della loro fede.

Davanti a questo amore forte come la morte (cfr Ct 8,6), il povero più misero si rivela essere colui che non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco, ma è in realtà il più povero tra i poveri. Egli è tale perché schiavo del peccato, che lo spinge ad utilizzare ricchezza e potere non per servire Dio e gli altri, ma per soffocare in sé la profonda consapevolezza di essere anch’egli null’altro che un povero mendicante. E tanto maggiore è il potere e la ricchezza a sua disposizione, tanto maggiore può diventare quest’accecamento menzognero. Esso arriva al punto da neppure voler vedere il povero Lazzaro che mendica alla porta della sua casa (cfr Lc 16,20-21), il quale è figura del Cristo che nei poveri mendica la nostra conversione. Lazzaro è la possibilità di conversione che Dio ci offre e che forse non vediamo. E quest’accecamento si accompagna ad un superbo delirio di onnipotenza, in cui risuona sinistramente quel demoniaco «sarete come Dio» (Gen 3,5) che è la radice di ogni peccato. Tale delirio può assumere anche forme sociali e politiche, come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo, e come mostrano oggi le ideologie del pensiero unico e della tecnoscienza, che pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare. E possono attualmente mostrarlo anche le strutture di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro, che rende indifferenti al destino dei poveri le persone e le società più ricche, che chiudono loro le porte, rifiutandosi persino di vederli.

Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante. Attraverso questa strada anche i “superbi”, i “potenti” e i “ricchi” di cui parla il Magnificat hanno la possibilità di accorgersi di essere immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per loro. Solo in questo amore c’è la risposta a quella sete di felicità e di amore infiniti che l’uomo si illude di poter colmare mediante gli idoli del sapere, del potere e del possedere. Ma resta sempre il pericolo che, a causa di una sempre più ermetica chiusura a Cristo, che nel povero continua a bussare alla porta del loro cuore, i superbi, i ricchi ed i potenti finiscano per condannarsi da sé a sprofondare in quell’eterno abisso di solitudine che è l’inferno. Ecco perciò nuovamente risuonare per loro, come per tutti noi, le accorate parole di Abramo: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro» (Lc 16,29). Quest’ascolto operoso ci preparerà nel modo migliore a festeggiare la definitiva vittoria sul peccato e sulla morte dello Sposo ormai risorto, che desidera purificare la sua promessa Sposa, nell’attesa della sua venuta.

Non perdiamo questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione! Lo chiediamo per l’intercessione materna della Vergine Maria, che per prima, di fronte alla grandezza della misericordia divina a lei donata gratuitamente, ha riconosciuto la propria piccolezza (cfr Lc 1,48), riconoscendosi come l’umile serva del Signore (cfr Lc 1,38).

Durante il giorno possiamo prendere la Bibbia, cercare e leggere con attenzione i testi che via via vengono citati da papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima 2016. Siamo infatti certi che

“Il Signore ha colorato la sua Parola di ricchezze svariate,
vi ha nascosto tutti i tesori,
perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.
La sua Parola è un albero che, da ogni parte,
ti porge frutti benedetti”.

S. Efrem Siro