I SETTIMANA di Avvento – GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2015

Matteo 7, 21.24-27

Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”.

Meditazione

Di fronte a questa parola di Gesù ognuno di noi non può non interrogarsi seriamente ancora una volta: “Sono saggio o stolto? Qual è il fondamento della mia vita? Chi ispira le mie decisioni, chi muove il mio agire tutti i giorni?”. Molti di noi, a partire dalla nostra giovane, età abbiamo ascoltato il Signore tante volte e anche volentieri, percependo la bellezza della sua proposta di vita e sentendoci attratti dall’altezza dei suoi ideali. L’abbiamo ascoltato e proclamato “Signore” nelle nostre liturgie, ma poi cosa è successo? Non lo abbiamo seguito. Non sempre la volontà del Padre espressa dalla parola e dall’azione salvifica di Gesù è stata da noi attuata, non sempre è diventata fondamento e ispirazione del nostro agire e quindi vita vissuta, come quella di tanti santi. Pensiamo per esempio alla lucidità e determinazione con cui S. Teresa di Gesù Bambino, ancora in giovanissima età, pone l’amore come fondamento alla sua vita: “Io nella Chiesa sarò l’amore”.

Pensiamo a personaggi della Chiesa fiorentina, che abbiamo conosciuto e in certa misura frequentato, almeno i più anziani. Pur nella fragilità che tutti ci accomuna, essi sono dei giganti nella prontezza e intensità della loro risposta alla vocazione di Dio. Non sono stati “ascoltatori smemorati” come dice la lettera di Giacomo (1, 22-25) o costruttori di case sulla sabbia. In essi la parola di Gesù non è rimasta una bella utopia ma è diventata carne. La volontà di Dio che vuole tutti gli uomini salvi, in loro è diventata storia.

Qui ne ricordiamo quattro. Il cardinale Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze fino al 1961, Don Giulio Facibeni (+ 1958) iniziatore dell’Opera della Divina Provvidenza “Madonnina del Grappa” in favore degli orfani di guerra, Don Lorenzo Milani, risvegliatore delle coscienze assopite di tanti cristiani, ragazzi giovani e adulti (+ 1967), Giorgio La Pira, sindaco di Firenze in anni difficili, difensore dei poveri (+ 1977). Una cosa fra le tante li ha accomunati tutti e quattro: la povertà.

Povertà personale assoluta per condividere con gli altri quello che avevano, povertà di mezzi umani per svolgere la loro missione. Hanno così testimoniato il primato assoluto di Dio nella loro vita e l’affidamento totale alla divina Provvidenza. Non hanno dubitato, fino ad apparire talvolta duri o temerari o sognatori. Hanno creduto che fare la volontà di Dio, come è espressa nella parola e nella vita di Gesù, è il fondamento solido su cui costruire la storia di ogni giorno.

Spunti di riflessione

Impegniamoci oggi a non pregare solo con le parole ma a costruire sulla “vera roccia” la nostra vita di fede meditando con il cuore e mettendo in pratica la Parola di Dio.